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In carcere per aver difeso la vita

Il 4 gennaio in Canada il processo per direttissima per Mary Wagner, paladina pro-life

Il 4 gennaio, la nota attivista prolife canadese Mary Wagner, di nuovo arrestata per aver tentato di dissuadere donne dall’aborto in una clinica di Toronto, è stata processata “per direttissima” per il reato di “délit d’entrave à l’avortement”, cioè “intralcio all’aborto” (lo stesso fatto approvare nel febbraio scorso in Francia).

Il fatto

L’8 dicembre la Wagner era entrata pacificamente, insieme a un’altra attivista e sua amica, Linda Gibbons, in una clinica abortista di Toronto per provare a dissuadere le donne dal sottoporsi al mortale intervento dell’interruzione volontaria di gravidanza. Entrambe avevano delle rose, vicino ad ognuna delle quali era attaccato un modellino in plastica di un feto di dieci settimane e un foglio con le informazioni per contattare un Centro di aiuto alla vita per donne con gravidanze difficili. Niente di invasivo o psicologicamente violento quindi da parte delle due volontarie e, anzi, come risulta da varie testimonianze non di rado entrambe non hanno mancato di condurre un dialogo tranquillo e proficuo con le donne recatesi nelle varie cliniche per abortire. Due agenti della polizia locale, però, stando a quanto riferisce Life Site News e si può vedere in un video-testimonianza caricato su YouTube, hanno trascinato fuori dalla clinica la Wagner, che ha opposto resistenza non-violenta, stringendole i polsi con delle manette dietro la schiena. L’accusa nei suoi confronti sarebbe quella di aver infranto la misura legislativa canadese che vieta di pregare o parlare con le persone che transitano nei centri o cliniche abortiste. Il Governo dell’Ontario, lo Stato nel quale si trova la città di Toronto, ha approvato una legge che vieta agli attivisti prolife finanche di manifestare in un’area che sia distante meno di 50 metri dalle strutture in cui si pratica l’aborto. La norma, approvata il 26 ottobre 2017, non è però finora ancora entrata in vigore.

Battaglia contro l’eutanasia

Un altro fronte sul quale Mary Wagner è da anni impegnata è quello dell’eutanasia. Battaglia lungimirante anche perché, il 31 maggio 2016, è stata approvata nel suo Paese quella che è stata da molti definita “la legge peggiore del mondo” in materia di “fine vita”. La nuova normativa, infatti, che ha introdotto il suicidio assistito e l’eutanasia, ha incontrato la decisa opposizione dei vescovi canadesi, consapevoli del suo impatto sui più deboli e, in particolare, sugli anziani ricoverati negli ospedali nazionali. I presuli hanno denunciato l’anti-lingua abbondantemente utilizzata nella legge, con l’impiego di termini apparentemente neutri ma ideologicamente intesi come “assistenza medica a morire”, “morte assistita” e “morire con dignità”. Tutte parole destinate a nascondere all’opinione pubblica la vera posta in gioco: l’attuazione concreta dell’eutanasia, che è la privazione deliberata della vita a una persona ammalata o disabile, e del suicidio assistito, che fornisce intenzionalmente a una persona le conoscenze e gli strumenti per suicidarsi.

Amare la vita e accettarla

Un testimone diretto del suo discorso alla Gmg di Cracovia, don Mariusz Frukacz, direttore del settimanale polacco “Niedziela”, ha detto di lei: “La Wagner non è aggressiva, regala una rosa a tutte le donne che vogliono praticare l’aborto. Ma il suo modo di fare viene considerato illegale e per questo è stata arrestata e imprigionata. A Cracovia ha spiegato che ‘I giovani alla Giornata Mondiale della Gioventù amano la vita e possono diffondere il desiderio di accettarla’. E poi la GMG – ha aggiunto – “è un’occasione per stare insieme, per rendersi conto che siamo tutti fratelli e sorelle” (Mariusz Frukacz, Mary Wagner: La Gmg è un dono di Giovanni Paolo II, in agenzia “Zenit”, 29 luglio 2016).

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