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Campobasso. I cinghiali ‘occupano’ il centro, residenti preoccupati

«Oramai ci troviamo di fronte ad un’invasione». L’allarme dei residenti nasconde tutta la preoccupazione e la paura per la presenza costante da almeno dieci giorni di un branco di cinghiali che si aggira tra via Quircio, via Genova, via Monforte e via Di Zinno. Gli animali di grossa taglia sembrano aver preso possesso della zona e, soprattutto nelle ore serali, scorrazzano tra le auto e rovistano nei cassonetti in cerca di cibo. «Abbiamo paura a rientrare a casa la sera – dicono i residenti – temiamo di imbatterci in un cinghiale di quelle dimensioni, sia in auto ma soprattutto a piedi. Non sappiamo come possa reagire».
Apprensioni legittime tanto più che nella zona vivono molti bambini e anche persone anziane che si spostano a piedi. Una situazione analoga si era presentata qualche mese fa in via Sicilia dove un branco di ungulati si era stanziato nell’area verde tra le palazzine, seminando terrore tra i residenti costretti a barricarsi in casa.
Pure il Consiglio comunale, a novembre scorso, si era espresso sulla questione votando una mozione presentata dai consiglieri Alessandra Salvatore, Bibiana Chierchia e Giose Trivisonno del Pd insieme al consigliere di La Sinistra per Campobasso, Antonio Battista, che impegnava il sindaco e la Giunta – tenendo conto che non si tratta di una materia sulla quale il Comune di Campobasso ha una competenza diretta – a chiedere formalmente alla Regione Molise di porre, ai tavoli ministeriali e governativi, alcuni importanti punti, già oggetto di elaborazione da parte di associazioni ambientaliste, quali basi di partenza per la discussione delle modifiche normative necessarie e per la messa a punto di un piano di gestione nazionale dell’emergenza cinghiali. Tra le proposte il divieto assoluto di immettere sul territorio nazionale altri capi di cinghiali a scopo di ripopolamento e il divieto assoluto di foraggiarli; la necessità di effettuare le catture e gli abbattimenti sulla base di adeguati piani di gestione, che li affidino, soprattutto nelle aree protette, a personale specializzato e che prevedano entità e modalità del prelievo, con fissazione di obiettivi correlati ai diversi contesti territoriali; coinvolgimento del mondo agricolo, per la gestione delle operazioni di cattura e del successivo abbattimento, e messa a disposizione di risorse per la realizzazione di misure di protezione delle colture più preziose e per indennizzi più veloci; adozione, nei territori non soggetti a vincoli di tutela, di piani di prelievo venatorio e di monitoraggio delle popolazioni di cinghiali redatti su basi tecnico-scientifiche e che escludano tecniche quali quella della “braccata” o “girata con cani”; creazione di una banca dati nazionale, in collaborazione con le Regioni, sulla presenza dei cinghiali e sui danni provocati.
Azioni che però sono rimaste solo su carta e la presa di posizioni dell’Assise civica non sembra aver sortito alcun effetto. L’amministrazione, del resto, ha le mani legate e non può agire in maniera autonoma su una materia di competenza nazionale. Sta di fatto che a pagarne le spese sono i cittadini.

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