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Calenda torna in campo, stavolta con un partito tutto suo: è nato Azione

Azione nasce come alternativa alla destra sovranista, al populismo grillino e a una sinistra remissiva.

C’è un nuovo partito nel panorama politico italiano. Si chiama Azione, alla sua guida c’è l’europarlamentare ed ex ministro Carlo Calenda, che ha abbandonato le fila del PD per iniziare un percorso nuovo. È la notizia del momento nei salotti della politica, il terzo nuovo partito in poco tempo, dopo l’iniziativa di Giovanni Toti, che ha trovato poco riscontro mediatico, e il colpo di mano di Matteo Renzi, che forse sta riscuotendo meno successo del previsto. Da ieri c’è anche Azione, già avviata su binari ben tracciati. “Azione nasce perché vuole dare un’opzione a quel pezzo di Italia che non si riconosce in un’alleanza con i 5 Stelle, o in un’alleanza con i sovranisti e con la Lega, e vuole costruire un polo orientato al ‘buongoverno’”, ha detto il fondatore. Azione è inizialmente nato sotto il nome di Siamo Europei, il movimento – e successivamente la lista affiliata al PD – con cui Calenda si è candidato alle scorse europee. Ora si cambia nome e famiglia politica, per accaparrarsi un posto che al momento è rimasto vacante: il centro.

L’alleanza con i Cinque Stelle è stata proprio il motivo per cui Carlo Calenda ha preso le distanze dal PD, poi seguito dal senatore ex-PD Matteo Richetti, oggi in Azione. Anche Italia Viva è in un’alleanza con i pentastellati, mentre Toti è stato uno dei grandi difensori dell’alleanza con la Lega; l’eurodeputato, invece, vuole creare il suo baluardo contro populismo e sovranismo, un fronte repubblicano e democratico per “l’Italia che lavora, produce, studia e fatica. L’Italia stanca degli scontri inconcludenti tra tifoserie e degli slogan privi di contenuti”. Le alleanze con i grillini e i leghisti sono il cuore pulsante della polemica dell’ex ministro, che fa del rifiuto dei gialloverdi una bandiera. Anche in Emilia-Romagna, ha spiegato Calenda durante la presentazione alla stampa, il neonato partito è pronto a sostenere il governatore in carica a patto che non si allei con i Cinque Stelle.

Con un logo che sembra rubato alla Marvel, Calenda svela il suo asso nella manica proprio nelle ore in cui i partiti di governo paventano il rischio di tornare al voto. Paradossalmente, sono proprio i dem che hanno cambiato strategia: solo pochi mesi fa rifuggivano le urne per paura – o consapevolezza – di una vittoria del centrodestra, mentre ora Zingaretti dà indicazioni ai suoi di non mostrarsi intimoriti all’idea del voto. Anche questo Calenda rimprovera al suo ex partito, di non aver affrontato la sfida elettorale e di essere invece fuggiti verso una più sicura ma degradante alternativa. Azione, invece, è nato pronto per le elezioni, e l’ex ministro è motivato e sicuro di sé, dice di puntare alla doppia cifra: l’obiettivo è il 10%, non si presenteranno nemmeno alle elezioni se i sondaggi li daranno al 3%, dice Calenda. Ma alcuni numeri già attribuiscono al leader circa il 2%, come spiega al Sole24ore la sondaggista Alessandra Ghisleri.

“Calenda cerca di intercettare lo spazio politico alternativo al centrodestra ma deve far attenzione a non incrementare la frammentazione dentro il centrosinistra”, continua la sondaggista interrogata dal Sole. Se è vero che in un panorama politico già in frammentazione un ulteriore tassello potrebbe perdersi nel mucchio, è altrettanto plausibile che Azione riesca a catturare l’attenzione di quelle classi medio-alte che non hanno mai votato a sinistra, ma non si azzardano a votare una destra che tende pericolosamente all’estremo. Dopotutto, quando nelle passate elezioni europee era capolista dell’industrioso Nord est per il Partito Democratico, Calenda ha fatto il pieno di voti distinguendosi come il candidato dem con più consensi in tutta Italia. Ha ottenuto comunque poco più della metà dei voti di Salvini, ma forse perché giocava nella squadra sbagliata. Ora che si è fatto la sua, vedremo come andrà a cominciare.

 

Di A.C.

 

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