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Caccia ai bracconieri in Valle Bormida: da nord a sud dell’Italia un reato sotto accusa e gravemente punito

Bubbio – E’ stata rinvenuta una trappola  per la cattura di animali selvatici  all’interno di un terreno che confina con un boschetto, dove nei dintorni da tempo si sentivano saltuariamente dei gemiti e dei lamenti.

In campo venatorio l’utilizzo di trappole è considerato un reato grave ed i cacciatori che svolgono l’attività di bracconaggio utilizzato questi macabri strumenti illegali al fine di catturare animali selvatici tra cui istrici, volpi e animali di piccola taglia.

La zona è particolarmente frequentata da cinghiali, tuttavia la gabbia rinvenuta è di modeste dimensioni e certamente destinata ad altri tipi di animali.

Chiunque intenda praticare l’esercizio venatorio deve essere in possesso di licenza di porto di fucile per uso caccia rilasciato dalla competente autorità statale (Questura).

Per i reati di caccia con mezzi non consentiti, tra cui la caccia in periodo di divieto generale, nonché del reato di tentato furto venatorio non solo è previsto il ritiro della licenza di porto di fucile a tempo indeterminato ma il reale rischia di arresto fino a sei anni oltre ad un’ammenda entro i 4.000 euro alla quale vanno aggiunte le spese legali; qualora il reato venisse convertivo in sanzione e quest’ultima non pagata potrebbe mutarsi nel recupero del credito attraverso molti mezzi a disposizione dell’Autorità Giudiziaria tra cui l’iscrizione di ipoteca sugli immobili di proprietà con le afferenti conseguenze,  in caso di mancato pagamento,  determinanti la messa all’asta dell’immobile di proprietà o il pignoramento del conto corrente bancario nei confronti del bracconiere.
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