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Bus gli autisti non bastano , a Genova

Accampati nella rimessa dei bus. C’è chi si porta il sacco a pelo e un morbido tappetino per salvare la schiena, chi si arrangia dormendo su una poltrona. Qualcuno si accascia a faccia in giù distrutto sul tavolo, le braccia sono il cuscino, mentre i più giovani resistono al sonno e passano la notte svegli per farsi trovare pronti al mattino. Gli autisti di Amt dormono sul posto di lavoro per presentare la domanda per avere le ferie, anche solo per un semplice congedo o un cambio turno, «senza la garanzia che sia concesso a causa della carenza di organico e per i prepensionamenti che non sono stati compensati con nuove assunzioni».

Una situazione surreale che viene denunciata dal sindacato Orsa. «Non è la prima volta che capita, a Natale eravamo in venti…», tuona Marco Marsano. Come dice il proverbio, “chi arriva tardi, male alloggia”. «Il problema è la prassi, arrivare primi o quarti fa la differenza perché vengono accettate poche domande. Allucinante che dobbiamo presentarle 30 giorni prima, quindi se mi serve il 10 maggio, devo inoltrarla il 10 aprile».

La mattina alle 10.30 si accende il “totem”. «Dobbiamo strisciare il badge che mette in moto la pratica e se ne vedono delle belle perché ci facciamo la guerra tra di noi, mentre l’azienda non fa nulla per trovare una soluzione. Ma un autista che passa una notte insonne o dormendo per terra nella saletta della sua rimessa, poi in quali condizioni si può mettere alla guida di un mezzo?». Il sindacato Orsa ha scritto al sindaco Marco Bucci: «Dal 14 agosto – il giorno del crollo di ponte Morandi, ndr – i tranvieri si sono fatti carico della mobilità senza chiedere nulla in cambio, ma a distanza di quasi un anno ci sentiamo abbandonati, la mole di lavoro continua ad aumentare nonostante la mancanza di autisti. Le poche assunzioni previste copriranno a malapena l’esodo dei pensionati e i cartellini inseriti in sostituzione dei numerosi impianti di risalita ormai cronicamente guasti, senza contare tutte le numerose navette inserite dopo il crollo. Si parla di sicurezza e del necessario recupero psico-fisico, pertanto siamo certi di una vostra risposta positiva».

Così, per tanti dipendenti le rimesse di Sampierdarena, Mangini e Gavette sono un po’ diventate la loro seconda casa. «Ci sono colleghi che magari devono andare a trovare i parenti in Calabria, così per solidarietà qualcuno rinuncia e lascia il posto. Ma il problema è che la risposta arriva solo 48 ore prima del giorno che hanno chiesto e, nel caso di un congedo per una visita medica, questa situazione diventa ancora più difficile da gestire». Per Marco Marsano, che è il segretario Orsa Tpl Genova, la causa è la mancanza di un turn over, i pensionati non vengono sostituiti. «Non essendoci un ricambio, ci sono colleghi che non si fermano dalla scorsa estate: ho saputo di qualcuno che ha accumulato anche 140 giorni di ferie arretrate che verranno pagate pochi spiccioli». Oltre al danno, la beffa. «Più volte abbiamo affrontato questo problema con l’azienda che però lo definisce un problema legato ad una “esigenza di servizio“ perché bisogna garantire il contratto».
La carenza di organico, per Orsa, sta pesando anche sul servizio e non solo sulla qualità della vita dei lavoratori. «Hanno fatto la selezione e su 100 autisti, ne hanno preso solo una quarantina, non riuscendo quindi a sopperire alle esigenze. L’azienda dopo il crollo del ponte, è stata costretta a impegnare molte forze sul ponente, sguarnendo il centro e il levante, riducendo anche le corse sulle linee meno frequentate come il 42».

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