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Bus Catalogna: padre vittima,giusto non archiviare inchiesta

 

“Se l’inchiesta fosse stata archiviata ancora una volta sarebbe stata un’ingiustizia molto dura da sopportare”. Lo ha detto Paolo Bonello, il padre di Francesca, genovese, una delle 13 studentesse dell’Erasmus che tre anni e mezzo fa hanno perso la vita sul bus in costa Brava, in Spagna. In un’intervista a Telenord Bonello ha commentato in particolare la notizia che i giudici della corte di appello di Tarragona in Spagna, dopo tre anni e tre tentativi di archiviare l’indagine, hanno deciso di celebrare il processo per stabilire di chi sono le colpe della tragedia in cui hanno perso la vita 13 ragazze, di cui sette italiane. Le prove “sono le testimonianze delle ragazze sopravvissute che raccontano il viaggio: l’autista che esce più volte dalla carreggiate per poi riprende il mezzo, i suoi repentini cambi di velocità, il fatto che spesso abbassava il finestrino per prendere aria, tutti chiari sintomi di stanchezza – racconta il papà di Francesca -. Ma se l’autista è l’esecutore materiale, è evidente che anche l’azienda di autonoleggio, che è stata indagata dal Ministero del lavoro, per cui l’uomo lavorava deve risponderne. Perché organizzare un viaggio di 500 km di andata e altrettanti per il ritorno con un solo autista e in un solo giorno significa creare le condizioni affinché avvenga un incidente – sottolinea il signor Bonello -. Purtroppo, ed è questa la cosa più grave, quell’agenzia a distanza di 3 anni e mezzo e nonostante la tragedia, continua a organizzare questi viaggi con le stesse modalità di allora. Unico sollievo è che in Italia, dove grazie all’omicidio stradale il rischio di un’archiviazione non ci sarebbe stata, c’è molta più attenzione e i controlli della Stradale ai pullman che trasportano studenti sono frequenti”.

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