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Bullismo a Genova, il padre della vittima fa causa alla scuola e ai genitori

 

Genova – Un ragazzino bullizzato, perseguitato, umiliato, costretto a pagare il pizzo, infine sequestrato, ridotto come uno schiavo da un gruppo di nove compagni di scuola che agivano con le dinamiche di un branco. Una vicenda che sconvolse Genova, anche per il contesto, quello di famiglie agiate e conosciute: imprenditori molto noti, professori universitari, medici, avvocati. A distanza di un anno e mezzo dall’inchiesta della squadra mobile, la famiglia della vittima, «spinta in uno stato di depressione, fin quasi sull’orlo del suicidio», fa causa ai genitori dei bulli: l’accusa è di non aver saputo educare i figli. Contestualmente, una richiesta di risarcimento danni è stata inviata anche alla scuola, a cui viene contestato l’«omesso controllo» e la mancata «sorveglianza» dei ragazzi. Non un istituto qualunque, ma il Deledda International School, prestigioso ed esclusivo istituto, con rette da 7mila euro all’anno e lezioni in lingua inglese, che accoglie i figli delle élite cittadine. Il preside dice di essere all’oscuro di tutto: «Non ne sappiamo niente».

Esistono un paio di casi nella giurisprudenza italiana, ed è a questi precedenti che si ispira l’avvocato Alberto Figone, legale che assiste la famiglia della vittima insieme al penalista Giovanni Ricco. Una consulenza di parte ha già quantificato i danni «biologici ed esistenziali» subiti dal ragazzo, e quelli patrimoniali e non patrimoniali sostenuti dalla famiglia, in 300mila euro. Si aggira intorno a questa cifra la citazione a giudizio nei confronti dei nove ragazzi indagati, oggi tutti maggiorenni, e dei loro genitori, ritenuti responsabili in sede civile perché all’epoca dei fatti i figli erano minorenni.

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