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Brambilla, “liberare tutti i lavoratori”. Uscita anticipata per coloro che hanno maturato la Quota 100

Per il 2019 restano da definire due pilastri della manovra economica: il Reddito di Cittadinanza e la Quota 100.

Coloro che hanno maturato da almeno due anni, il requisito Quota 100 ovvero i 62 anni di età e 38 anni di contribuzione, potranno andare in pensione in anticipo rispetto alla legge Fornero.

A partire da gennaio quindi, si potrebbe andare in pensione con 64 anni di età e 40 anni di contributi.

A indicare la soluzione è il professor Alberto Brambilla, che in veste di esperto di previdenza affianca il vice premier Salvini, lavorando come consulente alla presidenza del Consiglio.

Brambilla, indicando sia le premesse sia le modalità per non fare saltare il banco, suggerisce come procedere sul versante delle pensioni «La prima necessità è risolvere i problemi della legge Fornero. Fatto questo chiarimento, ci sono due elementi pratici di cui tenere conto: nel prossimo mese di gennaio l’Inps non può ricevere in un sol colpo quasi 300 mila nuove domande di pensionamento, l’altro punto è che un meccanismo del “liberi tutti” costerebbe più di 7 miliardi di euro». La versione di riforma evita costi insostenibili e permette di andare in pensione in anticipo.

«La premessa è ‘liberare’ tutti i lavoratori».

Ad oggi infatti, in assenza di 67 anni di età o 42 anni di contribuzione, i dipendenti non possono uscire dal mondo del lavoro.

L’obiettivo è stabilire un’uscita anticipata, solo per coloro che al 31 dicembre 2018 avranno maturato il requisito di Quota 100.

Ecco le condizioni:

  • I primi lavoratori ad andare in pensione il prossimo marzo saranno coloro che hanno maturato quota 100 al 31/12/2018 da più di due anni. A seguire in estate andranno coloro che hanno il requisito Quota 100 da più di 18 mesi e meno di 24. Con scaglioni successivi nel corso del 2019-2020 usciranno gradualmente tutti i titolari di Quota al 100 al 31 dicembre 2018.

Secondo le stime di Brambilla, i destinatari di questa misura sono circa 250 mila persone (150 mila l’anno prossimo e a 100 mila l’anno successivo).

«Il costo previsto è in media di circa 3,9 miliardi all’anno nei primi 5 anni, il picco di spesa è comunque nel 2020 con un costo di circa 5,3 miliardi».

Brambilla aggiunge che una volta risolto «l’ingorgo» dei 250 mila beneficiari di Quota 100 alla politica spetta indicare quale soluzione adottare dal 2021. «L’intento sarebbe fissare una nuova soglia con 64 anni di età e 39 anni di contribuzione, ma è una decisione tutta politica».

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