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Boom della cannabis light: in tanti dicono no

Nell’ultimo anno si sono moltiplicati in Italia i punti vendita di cannabis, ma con un thc più basso. Il parere medico attesta che ci troviamo comunque di fronte ad una droga a tutti gli effetti, ma fa davvero male?

Recentemente si è discusso molto sulla legalizzazione della cannabis light, soprattutto a seguito del Consiglio Superiore di Sanità richiesto dal Ministero della Salute lo scorso febbraio. Tuttavia, light o meno, i suoi rischi non sono del tutto inesistenti.

Con cannabis light si intende un quantitativo di canapa con una percentuale di THC, il suo principio attivo, inferiore allo 0,6%. Non è d’accordo con la vendita della cannabis light Massimo Barra, responsabile dell’Agenzia Nazionale per le tossicodipendenze, il quale ad un’intervista dichiara che “è estremamente pericoloso tutto ciò che attenta al sistema nervoso centrale”.

I punti vendita

Trovare un negozio legale di cannabis light non è più così difficile oggi. Basti pensare che nel giro di un anno ne sono sorti ben 422, di cui 70 in Lombardia, 54 in Emilia, 34 in Piemonte e 31 in Veneto. Questa proliferazione ha però portato ad alcuni dibattiti sull’argomento. Uno di questi è la posizione: come per il gioco d’azzardo ci dovrebbero infatti essere alcune norme amministrative che ne vietino l’apertura vicino a scuole ed ospedali. A Campobasso, infatti, un negozio del genere si trova nelle vicinanze di ben tre scuole superiori. L’apertura di grow shop è però disciplinata da normative nazionali, e pertanto nonostante la rivolta dei genitori molisani il Comune afferma di non poter agire a riguardo.

I fornitori

Per poter vendere cannabis light nei propri locali non ci si può rivolgere a fornitori privati, bensì all’Agenzia delle Dogane e Monopoli (AAMS). Esistono però ancora parecchi vuoti normativi che Giuditta Pini, deputata del PD, dichiara di voler colmare.

Il rapporto con la mafia

“Le mafie ringraziano” – commentano i Radicali sulle vicende della legalizzazione. Essi sostengono infatti che tutto questo porterebbe ad arricchimento dei gruppi criminali, maggiori detentori di sostanze stupefacenti oggi. Gianni Testino, presidente della Società di Alcologia, risponde ai Radicali affermando che “il giro d’affari per le droghe leggere è basso”. Le organizzazioni criminali, infatti, sono più interessate al traffico di sostanze più redditizie come la cocaina o l’eroina, e che necessitano di meno cure. Inoltre, continua Testino, – “la legalizzazione della cannabis light ne normalizzerebbe il consumo”. A sostegno dei Radicali arrivano invece Saviano e il neo Ministro della Famiglia Fontana, il quale assicura con fermezza che non legalizzerà la cannabis.

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