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Bimba nata morta, i consulenti dicono: “bisognava anticipare il cesareo”

 

Bimba nata morta, via al processo all’ostetrica. Il 30 luglio del 2016 all’ospedale di Frosinone si consumava la tragedia della famiglia Benacquista di Campoli Appennino: nonostante il parto cesareo la loro piccola non vedeva la luce. Davanti al giudice monocratico Silvia Fonte Basso del tribunale di Frosinone è comparsa l’ostetrica Renata Battisti, difesa dall’avvo cato Tony Ceccarelli, per rispondere dell’accusa di omicidio colposo. I genitori della bambina si sono costituiti parte civile attraverso l’avvocato Claudio Fassari. Reponsabile civile l’Asl, difesa dall’avvocato Ester Molinaro.

Dopo aver sentito la madre su alcune circostanze legate agli orari del parto, il clou dell’udienza è stata l’audizione dei consulenti medici incaricati dal pubblico ministero Barbara Trotta. Il medico legale Alessandro Mariani ha confermato che la bambina è nata morta: i polmoni non hanno mai respirato. Il pm ha chiesto se la morte sia giunta durante le fasi del travaglio.

«Il decesso è avvenuto durante le ultime fasi del travaglio», ha risposto il medico legale. Il quale ha fatto riferimento a una diminuzione della frequenza cardiaca, di primo mattino, quindi «una buona ripresa» tra le 7.47 e le 8.50. Poi alle 8.49 «il tracciato ci dà contezza della decelerazione periodica della frequenza cardiaca fatale». Finché, secondo il consulente, alle 10.04 si ha «il crollo del battito cardiaco che scendeva a 60 al minuto». A quel punto la decisione di procedere con il taglio cesareo in emergenza. Il consulente ha spiegato che le condizioni erano soddisfacenti, che si poteva già intervenire alle 8.49, che il parto non era a rischio.

Il ginecologo Paolo Raponi, anch’egli consulente del pm, ha chiarito gli aspetti più tecnici. E ha affermato: «Il tracciato diventa patologico alle 10.04» per poi aggiungere «con il senno di poi si poteva intervenire prima. I tracciati meritavano un’attenzione più marcata». Alche il pm ha insistito per sapere se, intervenendo prima, il decesso si poteva evitare.
«Un intervento precoce avrebbe dato un esito diverso – ha detto il consulente – non si può dire al 100%, ma con un’elevata probabilità». Quindi alle domande della difesa, il medico ha spiegato che la gravidanza non era a rischio e che non c’erano indicazioni per un cesareo, evidenziando pure che una gravidanza a rischio non è detto che debba concludersi con un cesareo. Quanto alla presenza del medico, il consulente ha aggiunto che fino a quel punto la presenza non era indicata. L’udienza è stata aggiornata a ottobre.

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