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Bari, 21 morti per tumore a causa dei roghi dell’ex discarica a Japigia

Le famiglie delle vittime si oppongono alla richiesta di archiviazione avanzata dal pm

Morti per tumori causati dalle sostanze tossiche provocate dai continui roghi della ex discarica comunale di via Caldarola, dismessa e bonificata ormai da 30 anni. Questo l’esito delle indagini avviate circa un anno fa dalla Procura di Bari, sulle morti sospette di ventuno inquilini di una palazzina popolare di via Archimede, nel quartiere Japigia di Bari, a 300 metri dall’ex discarica prima che venisse bonificata. Ventuno vittime che però rimarranno senza giustizia. Il pm, infatti, ha chiesto l’archiviazione perché è trascorso troppo tempo dai fatti per perseguire penalmente il reato di morte come conseguenza di altro reato, ipotizzato a carico di ignoti.

I familiari di alcuni dei defunti però hanno fatto opposizione.

L’esito delle indagini

Secondo le prove raccolte dai carabinieri, la cui attività investigativa è stata coordinate dalla magistratura barese, supportata da una consulenza tecnica e da accertamenti affidati all’Arpa, 21 dei 27 decessi per neoplasie rare avvenuti a partire dalla metà degli anni Novanta sarebbero attribuibili alla “esposizione dei condomini ad una sicura fonte di inquinamento ambientale rappresentata da prodotti di combustione provenienti dall’area oggi occupata dalla collinetta ecologica”.

Il quadro epidemiologico, secondo il pm Baldo Pisani “richiama fortemente quello riscontrato nelle aree della cosiddetta terra dei fuochi”.

I palazzi interessati furono i primi costruiti in quell’area e quindi più a lungo esposti. La discarica, su suolo di proprietà del Comune di Bari, era gestita dall’Amiu. E’ stata dismessa nel 1971. A seguito di “continui incendi per autocombustione” è stata poi bonificata tra il 1989 e il 1997. “Oggi non vi sono all’interno della costruzione elementi di pericolo per la salute degli abitanti”, è scritto nella consulenza tecnica disposta dalla Procura di Bari per accertare l’origine di tali tumori. I familiari delle vittime però non ci stanno e, tramite l’avvocato Michele Laforgia, si sono opposte alla richiesta di archiviazione, evidenziando che le morti sono avvenute in tempi diversi, l’ultima pochi mesi fa, e per questo i reati non possono considerarsi prescritti. «È una vicenda inquietante – afferma all’Ansa Laforgia -. Le indagini hanno accertato che per anni gli abitanti di quella palazzina – e forse, di quel quartiere – sono stati esposti a concentrazioni di diossine paragonabili alle zone piu’ inquinate della Terra dei Fuochi. Le vittime non possono essere archiviate». «Anche se oggi secondo i consulenti della Procura non c’è più pericolo, perché la discarica è stata messa in sicurezza alla fine degli anni 90, – dice Laforgia – malattie e morti si sono verificate sino a pochi mesi fa, occorre accertare tutte le responsabilità».

Sindaco Decaro: “Siamo al fianco delle famiglie che chiedono giustizia”

«Siamo al fianco delle famiglie che chiedono giustizia per le morti accertate di 21 residenti nella palazzina di via Archimede 16, a Japigia, nelle vicinanze della ex discarica di via Caldarola, bonificata ormai da trent’anni» Così il sindaco di Bari, Antonio Decaro, commenta la notizia. «Il mio pensiero – dice il sindaco – va a tutte le persone che in quella zona hanno vissuto o vi hanno trascorso le loro giornate, ad esempio i ragazzi che come me in quel periodo hanno frequentato gli istituti scolastici di fronte alla ‘montagnola’. Sebbene nessuna sentenza potrà restituire le persone scomparse all’affetto dei loro cari, ripristinare la verita’ dei fatti e’ un passaggio fondamentale per la nostra comunità, che deve continuare a tenere alta l’attenzione su tutti i fenomeni, penso ai roghi nelle campagne, che mettono a rischio la salute pubblica». «Oggi – conclude Decaro – abbiamo una consapevolezza diversa sui rischi ambientali, e insieme dobbiamo lavorare, ciascuno per le proprie competenze, per evitare che tragedie come questa possano ripetersi».

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