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BANCA CARIGE: CRONISTORIA DI UNA CRISI

La crisi infinita: così si potrebbe riassumere la storia di questo ultimo decennio della banca Carige. Questi i punti salienti della questione: nel 2013 la Banca d’Italia interviene con alcune ispezioni in Carige, facendo emergere forti criticità nella concessione di mutui e prestiti senza adeguate garanzie, nonché il mancato intervento per il rientro dei prestiti, tanto da inviare le carte alla procura di Genova, la quale aprirà un’inchiesta che si conclude con l’arresto degli ex-vertici, tra cui il presidente Bernardeschi. Nel 2014 Banca Carige viene commissariata dalla Vigilanza della Banca Centrale Europea; tale provvedimento si rende necessario dopo il mancato aumento di capitale da 400 milioni di euro, che la Vigilanza stessa sollecitò dopo che gli esiti degli stress-test pubblicati a novembre del medesimo anno evidenziarono una debole patrimonializzazione dell’istituto ligure nei casi avversi. Negli anni a seguire la Carige si ritrova costretta a tutta una serie di aumenti di capitale per far fronte alle continue perdite, che sembrano non finire mai. Arriviamo a gennaio 2019, con le dimissioni della maggioranza dal Cda e la conseguente amministrazione straordinaria da parte della Banca Centrale Europea. Si tratta del primo caso in Italia in cui la BCE  dispone l’amministrazione straordinaria di un istituto di credito, in base ai poteri di vigilanza sugli istituti di maggiore dimensione. L’obiettivo è trovare una soluzione per cercare di salvare l’istituto, o con un nuovo partner o con un’acquisizione. Nell’attesa di sapere quale sarà il futuro dell’istituto ligure, ci si interroga su quali potrebbero essere i rischi e le conseguenze per i correntisti e gli azionisti della banca. Quali conseguenze per loro e più in generale per i clienti di Carige? Scongiurata almeno per il momento l’ipotesi del bail-in (ovvero il salvataggio della banca tramite l’esclusivo coinvolgimento dei suoi azionisti, obbligazionisti e correntisti) che potrebbe però tornare in auge se tutte le opzioni oggi sul tavolo, aumento di capitale, fusione, ingresso di nuovi soci, dovessero fallire, con la conseguenza che la BCE sarebbe così costretta a dichiarare la banca “in dissesto o a rischio di dissesto”. Attualmente la figura più a rischio è quella dell’azionista: in seguito alla decisione di mettere la banca in amministrazione straordinaria, la Consob ha deciso di sospendere temporaneamente le negoziazioni dei titoli di Banca Carige dalla Borsa, congelando non solo le azioni ma anche tutte le tipologie di obbligazioni in tasca a centinaia di migliaia di risparmiatori. La conseguenza in questo caso non è l’annullamento dei titoli, ma l’impossibilità temporanea di venderli, almeno fino al momento in cui la Consob non le riammetterà alle contrattazioni. Il mese scorso i commissari hanno presentato il piano industriale 2019-2023 dal titolo “Riprendiamoci il futuro”: prevede un maggiore aumento di capitale, la cessione di 2,2 miliardi di crediti deteriorati e il taglio di mille posti di lavoro e di 100 sportelli. Vedremo come finirà, ma intanto una domanda che in molti si pongono è: dopo tutti gli scandali, arresti, richieste di risarcimento, non si poteva intervenire prima, quando la situazione non era deteriorata in questo modo e non solo adesso, col rischio che a pagare, alla fine, siano sempre i “deboli” con la conseguenza di intaccare quella rete sociale e di servizi a favore dell’economia locale e delle famiglie?

 

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