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Fede e Minetti: come sconteranno la condanna del processo Ruby

 

Dopo la sentenza definitiva del processo “Ruby bis”, Nicole Minetti potrà chiedere subito l’affidamento in prova ai servizi sociali, mentre Emilio Fededovrebbe scontare i primi mesi di pena ai domiciliari, per poi presentare analoga richiesta. Lo spiega l’Ansa, che cita “fonti qualificate”, illustrando che la differenza tra i due è nell’entità della condanna, inferiore o superiore ai 4 anni: 2 anni e 10 mesi, per la precisione, per Minetti; 4 anni e 7 mesi per l’ex direttore del Tg4. Fede, dunque, dovrebbe far passare i primi sette mesi per poi arrivare a una entità tale da richiedere una misura alternativa.

Se i domiciliari sembrano inevitabili, Fede dovrebbe però evitare il carcere. Al momento, precisa ancora l’Agenzia,”la Procura generale deve emettere un ordine di carcerazione. Ordine che, tuttavia, può essere sospeso dagli stessi magistrati, dando 30 giorni di tempo alla difesa di Fede per chiedere la detenzione domiciliare come ultrasettantenne (ha 87 anni)”. È una formula possibile per il reato di favoreggiamento della prostituzione, per il quale Fede è stato condannato, ma la decisione spetta comunque alla Procura generale.

La speranza dei due sarebbe stata quella di rivedere la condanna emessa dalla Corte d’Appello di Milano nel maggio 2018, che è stata però confermata dalla Cassazione, con una sentenza in linea con quanto sostenuto dal procuratore generale della Cassazione, Pina Casella, che, come riporta il Messaggero, ha definito “ineccepibile” la sentenza d’appello, parlando, nella sua requisitoria, anche di piena “attendibilità” per la testimonianza di Imane Fadil, la modella morta il primo marzo, per cause ancora non chiare, sulla cui sorte la Procura di Milano ha un fascicolo aperto. Le dichiarazioni di Fadil, sostiene il procuratore, sono «pienamente riscontrate da quelle di Chiara Danese e Ambra Battilana, e dalle intercettazioni telefoniche».

L’edizione milanese di Repubblica riporta invece le dichiarazioni di Emilio Fede alla Adnkronos. Il giornalista conferma: “Devo scegliere dove fare gli arresti domiciliari, se a Roma, a Napoli, a Capri o a Milano”. Sul merito, commenta: “Sono stato condannato perché ho indotto sei ragazze alle prostituzione. Perfetto. Punto e basta. Se qualcuno ci crede va bene. Non commento minimamente. Mi viene da ridere. Chi può credere che io abbia potuto far prostituire delle ragazze con Berlusconi? Alcune di queste ragazze io non le conoscevo neanche”.

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