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Droni e natura: animali stressati

Da qualche anno nel mondo è espolsa una vera e propria mania:i droni.

Per lavoro o per hobby, sono sempre più gli apparecchi utilizzati, che si aggirano nei nostri cieli, producendo quel caratteristico ronzio accompagnato dalle lucine verdi e rosse.

Il crescente aumento utilizzo di questi apparecchi ha portato alcuni studiosi a interrogarsi sugli effetti dei droni sugli animali selvatici.

La Stazione ornitologica svizzera di Sempach (LU) ha condotto uno studio per tentare di rispondere a questi interrogativi, grazie al quale è riuscita a formulare raccomandazioni per sensibilizzare gli utilizzatori e ridurre al minimo i disturbi agli animalicome ad esempio quella di non far volare mai direttamente i droni verso gli uccelli, preferire piccoli apparecchi silenziosi o anche rinunciare a voli lungo pareti rocciose, in particolare tra febbraio e luglio, periodo di nidificazione di specie sensibili come il Falco pellegrino o il Gufo reale. Per i ricercatori svizzeri, gli uccelli, nonostante le naturali differenze, reagiscono maggiormente nei confronti dei droni rispetto ad altri animali selvatici. Gli “uccelli in cova, ad esempio, non abbandonano il nido neanche se disturbati. Malgrado ciò sono comunque sotto stress”, si legge nel comunicato.

“I disturbi sono un problema in crescita, da prendere in considerazione seriamente, per gli animali selvatici” avverte la Stazione ornitologica. “È particolarmente drammatico quando gli uccelli smettono di covare, oppure non iniziano nemmeno. Inoltre, se un uccello o un altro animale selvatico viene periodicamente costretto a fuggire, in casi estremi può morire per sfinimento”, spiega.

Gli studiosi della Stazione ornitologica di Sempach hanno annunciato che, nei prossimi mesi, incontreranno le autorità, gli utilizzatori di droni e gli operatori che si occupano della protezione della natura, con l’obiettivo sviluppare, assieme a loro, “regole che possano godere di un ampio consenso per un utilizzo dei droni rispettoso degli animali selvatici”.

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