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I dati di 50 milioni di profili Facebook sono stati usati per pilotare le elezioni americane, ma il problema ha radici più profonde | L’inchiesta

Siamo spiati su Internet? Cosa ne fanno dei dati che raccolgono? Una “talpa” ha scoperto gli scheletri nell’armadio di Cambridge Analytica, azienda di consulenza e marketing online.

 Non è una novità che tra grandi aziende ci sia una compravendita di dati del consumatore per fini commerciali. I famosi “cookies” e le tracce che lasciamo navigando in Internet, per “migliorare la nostra esperienza”, ne sono un esempio. Vi è mai capitato di cercare, diciamo, un cellulare su Amazon, e trovarvi pubblicità di cellulari in tutte le pagine web visitate successivamente? Questo accade perché ogni clic che noi facciamo su Internet va ad arricchire un “profilo del consumatore”, che viene usato per far comparire nei nostri schermi le pubblicità dei prodotti per noi più interessanti.

Quello che è emerso nelle ultime ore, però, è una cosa un po’ diversa. Un’inchiesta partita dall’Observer e rimbalzata su The Guardian e New York Times, ha svelato una rete di spionaggio e scambio di dati personali, raccolti all’insaputa dell’utente, per ottimizzare i messaggi elettorali durante le elezioni americane e durante la campagna antecedente la Brexit. Anche qui, non è certo una novità. Un video della BBC online già da qualche mese spiega tutto nel dettaglio. E allora perché il polverone scoppia adesso?

Christopher Wylie

Il motivo è un whistleblower. In gergo, un whistleblower (suonatore di fischietto), è “un individuo che denuncia pubblicamente o riferisca alle autorità attività illecite o fraudolente all’interno del governo, di un’organizzazione pubblica o privata o di un’azienda”. In questo caso, la nostra “talpa” si chiama Christopher Wylie, e la nostra azienda si chiama Cambridge Analytica. “Abbiamo sfruttato Facebook per raccogliere milioni di profili personali. Abbiamo costruito dei modelli per sfruttare ciò che sapevamo di loro, e colpire i loro demoni interiori. Queste erano le basi su cui la compagnia (Cambridge Analytica, ndr) era costruita”.

La soffiata ha scatenato uno scandalo mondiale, e una voglia irrefrenabile da parte di tutte le autorità giudiziarie di indagare sulla vicenda e approfondire eventuali utilizzi illeciti di dati personali. Sono in corso le indagini, per esempio, contro Facebook: si cerca di capire se ci sono altre circostanze in cui i dati sono stati presi illegalmente dal social network, e soprattutto si vuole scoprire il grado di coinvolgimento dell’azienda di Mark Zuckerberg nella violazione dei suddetti 50 milioni di profili. Venerdì Facebook ha annunciato che Cambridge Analytica è sospesa dal social. Intanto, Zuckerberg è stato convocato dal parlamento britannico e dal parlamento europeo per essere interrogato, mentre il responsabile della sicurezza di Facebook, Alex Stamos, si è già dimesso.

Da Facebook a Donald Trump, passando per la Brexit. Una rete che muove gli utenti di internet come pedine.

I collegamenti tra la violazione dei dati personali su Facebook, la campagna elettorale di Donald Trump e i movimenti pro-Brexit in Inghilterra, sono arrovellati in una rete di conoscenze, connivenze, amicizie e affari. L’azienda che si occupava di analizzare i dati durante la campagna elettorale di Trump alle presidenziali del 2016 si chiama Cambridge Analytica. In quel periodo, l’azienda era capitanata da Steve Bannon, uno dei maggiori consiglieri del Tycoon Donald Trump. Questo è solo un primo tassello di un puzzle intricato, di cui non abbiamo ancora tutti i pezzi.

Cambridge Analytica ha rubato, è il caso di dirlo, i dati personali di milioni di iscritti a Facebook, per poi usarli per creare dei messaggi elettorali personalizzati e “targettizzati”, cioè in grado di essere massimamente efficaci nel convincere i destinatari. Ma come hanno fatto? Nel 2014 l’accademico Aleksander Kogan possedeva una compagnia, la Global Science Research (GSR). Kogan ideò un’App chiamata “thisisyourdigitallife”, con la quale, in collaborazione con Cambridge Analytica, pagò centinaia di migliaia di utenti per rispondere a delle domande personali.

Nulla di eccessivamente strano. Le ricerche di mercato, per scopi commerciali o accademici, rientrano nell’ambito della legalità previa un’autorizzazione da parte dei soggetti. I destinatari del sondaggio, nel caso di Kogan, autorizzarono l’utilizzo dei dati per fini accademici. L’App thisisyourdigitallife veniva installata nel dispositivo e diventava parte del profilo Facebook. A quel tempo, il regolamento del social consentiva alle App collegate al profilo di raccogliere anche i dati degli amici, sempre per “migliorare l’esperienza” dell’utente. E fu così che Cambridge Analytica ebbe l’accesso a 50 milioni di profili Facebook. La raccolta di dati per scopi accademici, come si diceva, è ammessa dalla legge. Il problema, però, è emerso quando questi dati sono stati usati per pilotare e indirizzare le scelte dei cittadini americani nelle cabine elettorali. Si tratta di una delle più grandi fuoriuscite illegali di dati della storia di Facebook.

Fonte: The Guardian

Il commento di Luigi Crespi, spin doctor e esperto di comunicazione

“Io credo che la definizione marketing politico e marketing commerciale sia una definizione accademica. Il marketing è legato alla necessità di farti scegliere un prodotto. La politica è una vendita ideologica, emotiva, passionale, non è come il 3×2 al supermercato. Negli Usa le tecniche di convinzione sono diventate raffinatissime”. Luigi Crespi parla ai microfoni di Radio Cusano Campus, emittente dell’Università Niccolò Cusano. “Un paio di anni fa, attraverso un advisor internazionale, Cambridge Analytica cercava referenti nel mondo per applicare il suo metodo. Io ebbi modo di valutare i meccanismi di questo metodo e rimasi sorpreso quando chiesi a quelli di Cambridge Analytica come costruissero questi database. E loro mi risposero che lo facevano attraverso quiz e games su Facebook. Cose del tipo: rispondi a queste domande e scopri qual è la tua personalità, oppure scopri chi eri nella tua vita precedente. Io gli feci notare che dal punto di vista etico e professionale non si fa una roba del genere, perché loro stavano ottenendo informazioni senza che l’utente avesse firmato una liberatoria. Senza questa liberatoria, la detenzione e l’utilizzo di questi dati è un reato penale. La loro risposta fu: ma questi database sono detenuti all’estero.”

Big Data e democrazia: come l’analisi dei dati può determinare l’esito elettorale.

Il 13 luglio 2017 la BBC pubblica un video su Youtube: “Cambridge Analytica ha avuto un ruolo nel referendum per uscire dall’UE?”. La settimana scorsa il video aveva poco più di 7mila visualizzazioni. Oggi, quasi 90 mila. “L’informazione è potere” è il fil rouge che collega tutti i momenti del video. Alexander Nix, CEO di Cambridge Analytica (oggi sospeso dall’incarico), l’anno scorso negava ogni tipo di coinvolgimento nel referendum per la Brexit e nelle elezioni americane. Ma i fatti gettano un’ombra di dubbio sulle sue affermazioni.

Nel novembre del 2015 nel Regno Unito, il movimento Leave.eu, favorevole all’uscita dell’Inghilterra dall’Unione Europea, teneva una conferenza stampa. Al tavolo dei partecipanti c’è anche Brittany Kaiser, impiegata di Cambridge Analytica, che annuncia che l’azienda farà “ricerche su larga scala in tutta la nazione, per capire perché le persone sono interessate a dire ‘dentro o fuori’ dall’UE. Le risposte aiuteranno a migliorare le politiche e la comunicazione, per assicurare che porteremo ai seggi più neo-elettori, più elettori non registrati e più astenuti che mai prima d’ora”. Più tardi, Alexander Nix dirà che Cambridge Analytica stava solo “prendendo in considerazione l’idea di lavorare con loro”, ma, di fatto, “non hanno assolutamente nessun coinvolgimento nella campagna per uscire” dall’Unione Europea.

 Essenzialmente, il lavoro che fa Cambridge Analytica si chiama “targeting”. Assiste i politici nella loro campagna elettorale, studiando tecniche per rendere le pubblicità e i messaggi su internet efficaci e d’impatto. Ogni politico vorrebbe poter entrare nella testa degli elettori, e la raccolta dei famosi “big data” sul web li porta esattamente in quella direzione. Cambridge Analytica, però, ha una cosa che le altre aziende di questo tipo non hanno: la psicografia. La psicografia è una scienza comportamentale che “mira a comprendere la personalità dell’individuo. Perché è la personalità che guida il comportamento, e il comportamento ovviamente influenza il modo in cui si vota”, diceva Alexander Nix al Concordia Annual Summit del 2016.

E adesso? Bisogna cancellare Facebook?

Se l’obiettivo dei politici è quello di spiarci su internet per entrare nelle nostre teste, compilando i nostri profili social gli rendiamo il lavoro molto facile. Ma cosa cambierebbe se cancellassimo il profilo Facebook? Le aziende sono in grado di formulare un profilo dell’utente-consumatore anche dalla semplice navigazione su Internet. I dati e le informazioni significano potere, influenza, spazio di manovra. Probabilmente, cancellare il profilo dal Social Network più diffuso del mondo non risolverà il problema. Internet è un bene pubblico, tutto quello che facciamo lì, è come se lo facessimo in piazza.

Alexander Nix, Concordia Summit 2016 (Bryan Bedder/Getty Images)

Lo scandalo Cambridge Analytica porta alla luce anni di spionaggio e illeciti, e ogni minuto escono notizie diverse. In queste ultime ore, si parla anche di partiti italiani coinvolti nello sfruttamento di dati per influenzare scelte elettorali. Resta ancora molto lavoro da fare prima di completare il puzzle. Nel frattempo, non possiamo certo eliminare Internet e la tecnologia dalle nostre vite; tuttavia, possiamo (e forse dobbiamo) seguire il consiglio di Beppe Severgnini: è il momento di aprire gli occhi e affrontare il problema. Un primo passo è approfondire un po’ di linguaggi e concetti; per questo ho preparato un piccolo vocabolario per capire alcuni meccanismi che Cambridge Analytica conosce bene.

Piccolo Vocabolario del Mondo dei Big Data

Come avrete capito, dietro la manipolazione e la raccolta dei dati online c’è una vera e propria scienza, oltre che a una ferrea organizzazione. Con lo sviluppo di queste tecniche di “indirizzamento” della mente degli elettori, si è creato anche un linguaggio specifico. Di seguito un breve vocabolario per entrare nel mondo dei big data. (Fonte: Wikipedia)

Big Data L’insieme delle tecnologie e delle metodologie di analisi di dati massivi. Il termine indica la capacità di estrapolare, analizzare e mettere in relazione un’enorme mole di dati eterogenei, strutturati e non strutturati, per scoprire i legami tra fenomeni diversi e prevedere quelli futuri.

Bias di conferma In psicologia indica un fenomeno cognitivo umano per il quale le persone tendono a muoversi entro un ambito delimitato da loro convinzioni acquisite. Consiste nel ricercare, selezionare e interpretare informazioni in modo da porre maggiore attenzione, e quindi attribuire maggiore credibilità a quelle che confermano le proprie convinzioni o ipotesi, e viceversa, ignorare o sminuire informazioni che le contraddicono.

PSYOPS (operazioni psicologiche) Moderno metodo utilizzato da istituzioni militari definibile come un complesso di attività psicologiche messe in atto mediante l’uso programmato delle comunicazioni, pianificate in tempo di pace, crisi e guerra, dirette verso “gruppi obiettivo” amici, neutrali o nemici (governi, opinioni pubbliche, organizzazioni, gruppi o individui), al fine di influenzarne gli atteggiamenti ed i comportamenti che incidono sul conseguimento di obiettivi politici e militari.

Bolla di filtraggio Risultato del sistema di personalizzazione dei risultati di ricerche su siti che registrano la storia del comportamento dell’utente. Questi siti sono in grado di utilizzare informazioni sull’utente (come posizione, click precedenti, ricerche passate) per scegliere selettivamente tra tutte le risposte quelle che vorrà vedere l’utente stesso. L’effetto è di isolare l’utente da informazioni che sono in contrasto con il suo punto di vista, effettivamente isolandolo nella sua bolla culturale o ideologica.

Camera dell’eco Situazione in cui le informazioni, le idee o le credenze vengono amplificate o rafforzate dalla comunicazione e dalla ripetizione all’interno di un sistema definito. Il fenomeno è particolarmente evidente nei social media e nell’uso che ne fanno politici, istituzioni e altre organizzazioni con il fine di far circolare i propri messaggi a discapito degli altri, comprese le bufale di vario genere. Il meccanismo si amplifica soprattutto quando la cerchia di amici e conoscenti di un soggetto, come spesso accade, condivide idee e pensieri simili. In questo modo sulla pagina Social compariranno notizie, articoli e commenti che contribuiranno sempre più ad amplificare una visione univoca ed acritica su quell’argomento. Gli algoritmi dei Social Network tendono a farci vedere messaggi, notizie e commenti verso i quali abbiamo già in precedenza mostrato interesse, a discapito di tutto il resto.

Targeting Tipo di pubblicità in cui gli annunci online si basano su metodi sofisticati per mirare e colpire il pubblico più recettivo, con determinate caratteristiche, basate sul prodotto o sulla persone che il pubblicitario vuole promuovere. Queste caratteristiche possono essere demografiche (etnia, condizione economica, sesso, età, educazione, salario, occupazione), oppure psicografiche, basate cioè su valori, personalità, abitudini, opinioni, stili di vita e interessi.

 

di A.C.

 

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