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Ardea, sorpresi scaricatori abusivi. E’ emergenza rifiuti nel Lazio

Le telecamere della polizia di Ardea hanno sorpreso numerosi cittadini scaricare rifiuti in un’area abbandonata

ARDEA – C’è grande traffico in Via Bergamo, ad Ardea, comune della città metropolitana di Roma. Automobili che si fermano in doppia fila, automobili che entrano nell’area incustodita. I conducenti scendono dalle loro vetture con dei sacchetti colmi di spazzatura. Uno, due, anche tre viaggi. Uno sguardo a destra, uno a sinistra per controllare di non essere visti. Ci scappa anche una chiacchierata con un altro concittadino, anche lui di passaggio, con i consueti sacchetti pieni di immondizia. Un saluto fugace del tipo «Tu dove l’hai gettata?» «Ma guarda, lì sotto quell’albero. Lì lì, dove adesso quel signore in pantaloni corti sta lasciando una busta».  Questa volta però gli scaricatori abusivi furbetti non la passeranno liscia. «Sorridi. Sei sulle telecamere della polizia municipale di Ardea».

Sono state infatti diffuse in questi giorni le prime immagini degli ‘scaricatori’ di via Bergamo che ritraggono numerosi cittadini intenti a gettare nell’area abbandonata numerosi cumuli di rifiuti. Li hanno sorpresi i video delle telecamere del circuito di sorveglianza della Polizia Locale e alle altre Forze dell’Ordine, installate sul posto allo scopo di reprimere questa condotta dannosa per l’intera cittadinanza di Ardea. Il sindaco della cittadina laziale, Mario Savarese, sottolinea come questa operazione non serva «a fare cassa», ma piuttosto a «educare chi ancora non ha capito che gettare i rifiuti lungo le strade è un danno che si fa alla comunità e a se stessi».

Via Bergamo rappresenta uno dei punti oggetto del programma di controllo inserito all’interno del progetto “Hera Luce”.

«La peculiare bellezza del territorio va difesa a tutti i costi, ed è per questo motivo che è partita l’operazione per implementare la rete di videosorveglianza del Comune, anche con l’intento di utilizzare tale strumento in altri ambiti della sicurezza – ha spiegato l’assessore alla Legalità, Domenico Vozza – Auspichiamo ad una drastica riduzione di tali illeciti, avendo messo in campo azioni preventive e di contrasto,  tali da rendere consapevolezza a chi ancora continua a comportarsi male, deturpando il territorio, che non si fa del male solo a se stessi ma anche e soprattutto a chi ha tutto il sacrosanto diritto di vivere l’ambiente che lo circonda, nel presente e nel futuro».

La città di Ardea non è nuova a scandali del genere.

Agli inizi di luglio infatti il primo cittadino dovette replicare alla protesta di numerosi cittadini che avevano denunciato un altissimo stato di inquinamento degli scarichi che giungevano al mare. In quell’occasione Savarese ha rinnovato l’impegno dell’amministrazione nell’individuare, denunciare e sanzionare gli autori di riversamenti illeciti e ha ricordato che all’inizio del mese di giugno erano già riprese le campagne di misurazioni e in collaborazione con Arpa Lazio, le forze di Polizia Locale e della Capitaneria di Porto.

Ad agosto invece Savarese è stato costretto ad emanare un’ordinanza di divieto di balneazione temporaneo nel tratto di mare lungo tutta la costa del Comune di Ardea, a seguito di una richiesta della Capitaneria di Porto che ha segnalato un presunto scarico di liquami-fanghi dai fossi dell’Incastro e di Rio Torto.

Ardea purtroppo segue il cattivo esempio della Capitale.

A Roma infatti è, ormai da mesi, emergenza immondizia. Secondo quanto rileva anche uno studio di Legambente Lazio, la città eterna produce 1.700.000 tonnellate annue di rifiuti totali, con media giornaliera di 4.700 tonnellate e di questi, 1 milione di tonnellate sono ancora indifferenziato che passa nei TMB di Ama e privati con una forte migrazione in altri territori del Lazio, altre regioni e Austria.

Nel 2017, più di 700.000 tonnellate di rifiuti, 41% del totale, sono stati bruciati nei termovalorizzatori di altri territori.

«L’emergenza monnezza a Roma è ormai strutturale, quanto messo in campo dal Campidoglio è veramente troppo poco per un’inversione in positivo del ciclo dei rifiuti- dichiara Roberto Scacchi Presidente di Legambiente Lazio – i dati Ama lo certificano indiscutibilmente e serve un cambio di rotta deciso verso l’economia circolare. La percentuale di differenziata è sostanzialmente ferma così come la diffusione del porta a porta e ci sono municipi interi con soli cassonetti, i rifiuti viaggiano dovunque impattando sulla vita di cittadini di altri territori e accordi come l’ultimo per l’invio in Puglia, buono per una sola giornata di rifiuti, sono un nonnulla rispetto all’enorme mole di produzione. La buona sperimentazione del porta a porta a microchip è poco utile a mutare il trend, rivolgendosi a poche decine di utenze e intanto si è mandato a incenerimento il 41% dei rifiuti prodotti. Negli anni passati, avevamo indicato quattro punti che potevano essere i capisaldi di un nuovo ciclo virtuoso: diffusione del porta a porta in tutta la città, creazione di centri di riuso, tariffa puntuale e costruzione di biodigestori anaerobici per l’organico, proposte che purtroppo continuano ad essere attuali perché niente di tutto ciò sta avvenendo e impazzano immagini indecorose della monnezza di Roma».

Il Lazio però è caratterizzato anche da esempi virtuosi. Sono infatti 11 i comuni della regione che sono stati premiati nel 2018 come enti a “Rifiuti Free”, poiché producono meno di 75 kg di rifiuti indifferenziati all’anno per abitante.

Sono tre in più rispetto al 2017: davanti a tutti si attesta il comune di Sant’Ambrogio sul Garigliano (FR) con 47,5 kg di rifiuti pro-capite all’anno, al secondo posto Colle San Magno (FR) con 52,3 kg e al terzo la città di Itri (LT) che con 66,6 kg è anche prima nella classifica regionale tra i comuni sopra i 5.000 abitanti. Premio speciale per il riciclo della plastica è andato ad Albano Laziale (RM) per una raccolta annua pro-capite di 27 kg (La media nazionale è di 17,7 kg).

 

A cura di Giovanni Cioffi

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