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Alexei Navalny avvelenato con inibitore della colinesterasi

 

Alexei Navalny presenta “tracce di avvelenamento”. Lo riferisce l’ospedale di Berlino dove l’oppositore russo è ricoverato dopo i test clinici effettuati sul paziente. I medici che hanno in cura il dissidente non escludono “effetti a lungo termine” sulla sua salute dovuti al veleno riscontrato. Per il personale sanitario sono possibili danni al sistema nervoso. Stando all’ospedale Charité, non è in pericolo di vita.

La sostanza che ha intossicato Navalny è un inibitore della colinesterasi. In pratica una potente neurotossina. Quale, nello specifico, i dottori ancora “non lo sanno” e dunque hanno iniziato “un nuovo set di analisi”. Nel mentre l’oppositore russo è stato sottoposto a un trattamento di “atropina”. Ovvero l’antidoto standard usato in questi casi. Le anticolinesterasi possono assumere molte sembianze. Come farmaci anestetici o nel trattamento dell’Alzheimer. Oppure si possono trovare nei disinfestanti. Ma non solo. Molti inibitori sono prodotti da alcuni serpenti velenosi. Data la loro efficacia, sono anche alla base di diversi gas nervini, come il Sarin. Il ‘Novichok’ – la sostanza a quanto pare usata per avvelenare l’ex agente del Kgb riparato in Gran Bretagna Serghei Skripal – rientra in questa categoria di sostanze e sarebbe stato prodotto nell’Unione Sovietica e poi in Russia tra il 1971 e il 1993.

In mattinata il governo tedesco aveva chiesto che vi fosse piena trasparenza sul caso dell’attivista russo e il portavoce Steffen Seibert aveva detto di ritenere che fosse “piuttosto probabile” che il dissidente fosse stato avvelenato.

“Il comunicato dell’ospedale Charité conferma i sospetti di avvelenamento per Alexei Navalny. Scelta giusta accoglierlo a Berlino”. Così il commissario europeo all’Economia, Paolo Gentiloni, su Twitter. Che in un secondo Tweet aggiunge: “L’Europa intera condivide la richiesta tedesca di chiarimenti sul caso”.

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