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A 38 anni dalla strage di Bologna: cosa è successo il 2 agosto

38 anni fa si verificava il più grande attentato terroristico avvenuto nel secondo dopoguerra: la strage di Bologna.

Cosa è successo 38 anni fa? Quanto è stato possibile scoprire nonostante il tempo trascorso? Adesso vediamo.

Il 2 agosto 1980 è una mattina come tutte le altre alla stazione di Bologna. C’è il solito via vai di gente che corre per prendere il treno. Sono tutti indaffarati. Ognuno va per la sua strada. Sembra una giornata come tutte le altre, monotona e frenetica allo stesso tempo. Ma non è così. La vita di 85 persone cambierà per sempre.

L’esplosione

Alle 10:25 nella sala d’aspetto di seconda classe della stazione di Bologna qualcuno abbandona una valigia. Al suo interno c’è un ordigno a tempo pronto ad esplodere. È fatto da 23 kg di esplosivo, una miscela di 5 kg di tritolo e T4 detta “Compound B”, potenziata da 18 kg di gelatinato. La bomba è stata nascosta in un punto strategico. Si trova infatti in un vano portabagagli sotto il muro portante dell’ala ovest. L’onda d’urto provocata dall’esplosione è violentissima. Non solo distrugge l’ala ovest, ma investe anche il treno Ancona-Chiasso e il parcheggio dei taxi.

85 persone muoiono, mentre 200 rimangono ferite o mutilate.

Sandro Pertini definirà la strage di Bologna come «L’impresa più criminale che sia avvenuta in Italia».

Le indagini

Inizialmente, la colpa della strage viene attribuita allo scoppio di una vecchia caldaia sotto la stazione. In realtà, dopo un’indagine più accurata, la risposta diventa un’altra. Si tratta di terrorismo nero. Inizialmente l’azione viene rivendicata dai NAR, poi dalle Brigate Rosse. In questo modo, si crea il circolo vizioso del depistaggio, aspetto che renderà le indagini ed i processi ancora più complessi. Si scoprirà poi che le operazioni di depistaggio vennero seguite da un settore deviato del SISMI guidato da Giuseppe Santovito. Anche il “maestro venerabile” della P2 Licio Gelli viene processato per tentato depistaggio durante la strage di Bologna.

 

I processi

Dal 1987 ci sono stati tre processi per la strage di Bologna. L’ultimo è ancora in corso. Il primo inizia nel 1987 e termina nel 1995. Alla fine di questo primo processo vengono condannati all’ergastolo, come esecutori dell’attentato i NAR Valerio Fioravanti e Francesca Mambro. I due si sono dichiarati innocenti. Licio Gelli, gli ufficiali del SISMI Pietro Musumeci e Giuseppe Belmonte e il faccendiere Alessandro Caravillani, vengono condannati per depistaggio delle indagini. Il protagonista del secondo processo, svoltosi tra il 1997 e il 2007 è Luigi Ciavardini. Egli è stato assolto dall’accusa di strage e condannato per banda armata. Alla fine, è stato condannato a 30 anni di carcere. Nel 2017 inizia il terzo processo. In questo caso viene rinviato a giudizio un altro ex NAR, Gilberto Cavallini. L’accusa è concorso in strage. Il nuovo processo si basa su una lettera attribuita a Carlo Maria Maggi, il leader di Ordine Nuovo condannato per la strage di piazza della Loggia.

 

38 anni dopo

38 anni dopo lo Stato si riunisce a Bologna per non dimenticare quel terribile giorno che è stato il 2 agosto del 1985.

“Lo Stato ora c’è. La promessa è di esserci fino in fondo”. Queste sono le parole di Roberto Fico, presidente del a Senato.

Arriva poi la dichiarazione del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. “L’impegno e la dedizione di magistrati e servitori dello Stato hanno consentito di ottenere risultati che non esauriscono ma incoraggiano l’incalzante domanda di verità e giustizia”.

Anche il ministro della giustizia Bonafede si fa sentire. “Il tempo per le parole è finito. Abbiamo sigillato un protocollo per la digitalizzazione dei fascicoli, tutti gli atti sulle stragi saranno accessibili”.

Forte e chiara si sente anche la voce del sindaco di Bologna Virginio Merola. “Esiste la verità storica, sono esistite ed esistono forze nazifasciste, così come esiste l’antifascismo e la sua necessità presente e futura. Come sindaco mi sento un po’ umiliato nel doverlo dire. Ditelo ai famigliari delle vittime del 2 Agosto e ai bolognesi, guardandoli in faccia, senza la scorciatoia dei social network, che non esiste più il problema del fascismo”.

 

Il corteo

Come ogni anno, la celebrazione prosegue con il corteo che si snoda per via dell’Indipendenza fino alla stazione. Poi il minuto di silenzio alle 10:25, per ricordare tutti quelle persone, che adesso sono dei nomi.

Le vittime

Antonella Ceci, Angela Marino, Leo Luca Marino, Domenica Marino, Errica Frigerio, Vito Diomede Fresa, Cesare Francesco Diomede Fresa, Anna Maria Bosio, Carlo Mauri, Luca Mauri, Eckhardt Mader, Margret Rohrs, Kai Mader, Sonia Burri, Patrizia Messineo, Silvana Serravalli,
Manuela Gallon, Natalia Agostini, Marina Antonella Trolese,
Anna Maria Salvagnini, Roberto De Marchi, Elisabetta Manea, Eleonora Geraci, Vittorio Vaccaro,
Velia Carli, Salvatore Lauro, Paolo Zecchi, Viviana Bugamelli, Catherine Helen Mitchell,
John Andrew Kolpinski, Angela Fresu, Maria Fresu, Loredana Molina, Angelica Tarsi, Katia Bertasi,
Mirella Fornasari, Euridia Bergianti, Nilla Natali, Franca Dall’Olio, Rita Verde, Flavia Casadei, Giuseppe Patruno, Rossella Marceddu, Davide Caprioli, Vito Ales, Iwao Sekiguchi, Brigitte Drouhard, Roberto Procelli, Mauro Alganon, Maria Angela Marangon, Verdiana Bivona, Francisco Gómez Martínez, Mauro Di Vittorio, Sergio Secci, Roberto Gaiola, Angelo Priore, Onofrio Zappalà,
Pio Carmine Remollino, Gaetano Roda, Antonino Di Paola, Mirco Castellaro, Nazzareno Basso, Vincenzo Petteni, Salvatore Seminara, Carla Gozzi, Umberto Lugli, Fausto Venturi,
Argeo Bonora, Francesco Betti, Mario Sica, Pier Francesco Laurenti, Paolino Bianchi, Vincenzina Sala, Berta Ebner, Vincenzo Lanconelli, Lina Ferretti, Romeo Ruozi, Amorveno Marzagalli, Antonio Francesco Lascala, Rosina Barbaro, Irene Breton, Lidia Olla, Maria Idria Avanti, Antonio Montanari.

 

Un lungo elenco che descrive una delle pagine più buie della storia italiana. 85 nomi che parlano di una giornata come tutte le altre alla stazione di Bologna che si è trasformata nell’inferno in terra. Una pagina che, molto probabilmente, non sarà mai chiarita fino in fondo. Dopo quasi 40 anni, la strage resta ancora lì cristallizzata. Un simbolo del nostro passato che ci guarda da lontano e ci ricorda cosa è successo. Si tratta di un altro fatto che viene nominato ma non viene mai studiato. Più uniche che rare sono le classi che arrivano a studiare la strage di Bologna al liceo. Eppure eccola lì, macchia indelebile dei nostri libri di storia. Esce silenziosa una volta l’anno e dice a voce forte e chiara: “Io ci sono”.

 

A cura di B.P.

 

 

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