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Frosinone – Disabile truffato

L’anziano disabile si era rivolto ad un amico per un prestito di 13.500 euro

Un anziano disabile di Frosinone aveva bisogno di soldi. Così, per ottenere un prestito personale, si era rivolto a un conoscente, chiedendo 13.500 euro. Ma, l’amico ha pensato a tradirlo e ad approfittarsi di lui. Così quando il disabile si è accorto che di quei soldi promessi non arrivava neanche un euro, ha denunciato il finto amico.  Il caso è stato portato all’attenzione delle volanti della questura di Frosinone.

Gli agenti diretti dal commissario capo Flavio Genovesi si sono mossi dopo che l’anziano ha chiesto aiuto al 113. All’operatore della polizia ha spiegato la situazione in cui si trovava e quello che gli era capitato. Gli agenti, infatti, sono ricorsi ad un servizio, quello della denuncia a domicilio che la polizia offre alle persone in difficoltà, a forte disagio o che, per problemi di età o handicap fisici e altre situazione di inabilità non siano nelle condizioni di recarsi direttamente in questura per formalizzare la querela. Così una pattuglia della sezione volanti si è portata in casa dell’uomo per sentire dalla sua viva voce la ricostruzione dell’episodio e per raccoglierne la denuncia. L’uomo ha così illustrato agli agenti la sua necessità di avere a disposizione una cospicua somma di denaro. Ha riferito dell’interessamento dell’amico, che gli ha fatto credere di avere delle entrature per velocizzare l’iter, e gli ha fatto firmare le pratiche per ottenere in questo modo un finanziamento da 13.500 euro.

Una volta concluse le pratiche, l’uomo aspettava che, prima o poi, gli venisse erogata la somma. Ma  quei soldi non li ha mai visti. E quando ha chiesto spiegazioni all’amico ha ottenuto solo risposte evasive. Ormai su quei soldi non contava più, ma almeno voleva capire cosa effettivamente fosse accaduto. E, soprattutto, quelle carte che aveva firmato a cosa erano servite se a lui il prestito non era stato materialmente erogato.

Gli agenti hanno convocato il presunto ” amico”, un cinquantenne del capoluogo, il quale ha dichiarato che alla base di tutto c’è stato un equivoco. La spiegazione non ha convinto gli investigatori della polizia che lo hanno denunciato.

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