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EGITTO: 40 attacchi in 3 anni

Dal 2013 i cristiani copti d'Egitto sono protagonisti di episodi violenti nel paese.  
Le radici della violenza, i cui ultimi episodi in ordine temporale sono stati gli attacchi kamikaze nel giorno della Domenica delle Palme (9 aprile), alla chiesa di San Giorgio a Tanta, vicino Il Cairo e alla cattedrale di San Marco ad Alessandria (quarantaquattro le vittime, oltre centoventi i feriti), sono però da rintracciarsi ancor prima del 2013.
Nel capodanno 2011, un’autobomba esplose infatti ad Alessandria nella chiesa dei Santi, lasciando sul selciato i corpi privi di vita di decine di fedeli.
Scintilla che diede fuoco alle polveri, le dimissioni di Hosni Mubarak (autore di alcuni provvedimenti in favore dei cristiani come ad esempio: la decisione di richiamare Shenuda III, patriarca della Chiesa copta-ortodossa, dopo l’esilio a cui lo costrinse il suo predecessore Anwar al-Sadat; oppure quella di dichiarare il 7 gennaio, giorno in cui i copti celebrano il Natale, festa nazionale), dopo trent’anni di presidenza, che coincisero con un rinvigorimento della persecuzione anti-cristiana nel Paese nord africano e con la salita al potere dei Fratelli Musulmani. 
Nell’estate 2013, poco dopo che il presidente Mohamed Morsi fu deposto dai militari, sessanta tra chiese e sedi istituzionali dei cristiani furono devastate in poche ore in tutto il Paese.
Da quel momento la spirale di violenza non ha fatto altro che stringersi intorno a questa piccola ma tenace comunità, la quale è infatti finita nel mirino del sedicente Stato islamico.
E' del febbraio 2015 il video che mostrava lo sgozzamento di ventuno lavoratori egiziani copti rapiti in Libia; e del dicembre 2016, l'attentato alla chiesa dei Santi Pietro e Paolo, adiacente alla cattedrale di San Marco del Cairo (ventotto morti e una quarantina i feriti).
Oltre alle stragi, ed alle singole morti (a gennaio in soli dieci giorni, quattro cristiani sono stati uccisi da musulmani, ad Alessandria, a Menufia e ad Assiut) i copti sono oggetto di persecuzioni quotidiante che hanno costretto a febbraio, nel Sinai settentrionale, quasi millecinquecento copti, ovvero quasi la totalità di quelli che vivono in quella provincia, a fuggire dalle proprie case.
Solo di recente, a fine marzo, la situazione nel Sinai si è normalizzata e molti cristiani hanno potuto fare ritorno alle proprie dimore, come riferito all’agenzia Fides da Anba Kosman, vescovo copto-ortodosso di al Arish e del Sinai del Nord. 
In questo clima in cui terrore e speranza sono fusi insieme, Papa Francesco ha deciso di visitare l’Egitto il 28 e 29 aprile.

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