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Caso di #usura nel viterbese: gli indagati rischiano fino a dieci anni di reclusione

L’accusa contestata a tre professionisti operanti nel territorio di Viterbo è quella di aver prestato, ad una donna di origini moldave, una somma di denaro a un tasso di interesse che avrebbe portato alla duplicazione. In pochi mesi, quel prestito di 35 mila euro, infatti, è lievitato fino a 70 mila. Ogni rata doveva essere saldata in modo puntuale, a pena di un aumento del debito di circa 10 mila euro.

Uno scandalo che ha portato all’arresto nel 2013 di un funzionario di banca, un agente immobiliare e sua moglie, con l’accusa di usura aggravata ed estorsione. Il reato di usura è sanzionato dall’ordinamento italiano con la reclusione da due a dieci anni e con una multa di importo compreso fra i 5 mila e i 30 mila euro. Il codice penale prevede, inoltre, un’aggravante per chi commetta tale reato nell’esercizio di un’attività professionale, bancaria o di intermediazione finanziaria mobiliare.

Stando alla testimonianza di un collega di uno degli indagati, si sarebbe trattato di un semplice prestito concesso dall’agente immobiliare: «Mi sono rivolto a lui quando una mia cliente mi disse di essere interessata all’acquisto di tre ville, ma di non avere i soldi necessari per la caparra». Un prestito per il quale, secondo il testimone, non sarebbe stato richiesto il pagamento di alcun tasso di interesse: «La donna, di origine moldava, ci aveva dato tutte le garanzie del caso. Non appena avesse portato a termine la vendita di un’azienda di proprietà nel suo paese natale, avrebbe restituito l’intera somma della caparra. Senza alcun tasso di interesse». Un episodio che provoca ancora qualche perplessità e sul quale il pubblico ministero vuole fare chiarezza, soprattutto tenendo conto del fatto che la vittima della presunta attività illecita ha negato di aver ricevuto denaro in prestito.

La vittima sarà ascoltata nell’udienza del 12 aprile.

Un caso, questo, che ricorda quello dell’imprenditore che, sempre nello stesso territorio, aveva presentato una denuncia nei confronti dei suoi usurai, arrestati in un blitz delle Guardia di Finanza. Un’azione che aveva portato all’arresto di 13 persone; le misure cautelari furono poi annullate dal Tribunale del riesame. Tuttavia l’inchiesta è proseguita e ha permesso di far luce sull’accaduto, che coinvolgerebbe 15 persone, accusate di usura: tra il 2005 e il 2006 l’imprenditore, attivo a Viterbo, perseguitato dagli effetti della crisi economica si sarebbe prima rivolto a parenti e amici e, successivamente, agli usurai. Secondo la Guardia di Finanza, all’imprenditore sarebbero stati chiesti interessi superiori al 18mila per cento.

La Prefettura di Viterbo, rappresentante del Ministero dell’Interno sul territorio, è attiva nella lotta al fenomeno dell’usura, crescente negli ultimi anni, a causa dei morsi della crisi economica. Due sono i fondi previsti: il fondo di prevenzione e il fondo di solidarietà.

Il Fondo di prevenzione mette a disposizione di organismi rappresentanti dei produttori (commercianti, artigiani, liberi professionisti, ecc.), costituiti a livello locale, e di Fondazioni impegnate nella lotta all’usura, somme di denaro con cui fornire alle banche garanzie per prestiti da queste concesse a soggetti in difficoltà: produttori, singoli cittadini o famiglie.

Il Fondo di solidarietà offre, invece, ai produttori che hanno denunciato gli usurai, un mutuo senza interessi, da restituire in 10 anni, il cui importo varia a seconda degli interessi usurari pagati. Nei casi ritenuti particolarmente gravi potrebbe tenersi conto anche dei danni subiti dalla vittima.

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