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18enne uccide il padre e poi chiama i carabinieri per costituirsi

“Mi chiamo Giacomo Ciriello, abito a Lucignano, venite ho ucciso il mio babbo”: questa la telefonata ricevuta dai carabinieri una mezz’ora dopo la mezzanotte tra domenica e lunedì.
A farla un ragazzo di 18 anni che aveva appena ucciso il padre, 51 anni fabbro, con un fucile da caccia, in una villetta alle porte di Lucignano, in provincia di Arezzo.
Stando alla prima ricostruzione dei fatti, il 18enne avrebbe atteso il rientro del padre a casa e quando è salito sul terrazzo per aprire la porta, è uscito con la doppietta (fucile da caccia regolarmente detenuto in casa e caricato a pallettoni per la caccia al cinghiale) e ha sparato.
Invani i tentativi di soccorso effettuati dai medici del 118 che hanno potuto solamente constatare il decesso dell'uomo.
Il movente del gesto sarebbe da rintracciare nella violenta lite scoppiata tra i due poche ore prima.
I militari di Cortona, intervenuti sul posto insieme a quelli di Lucignano, hanno fatto sapere che erano ormai diversi anni che tra i componenti della famiglia vi erano continui litigi.
I genitori si erano separati alcuni anni fa ed il padre aveva iniziato di recente una relazione con una nuova donna, che da quanto è al momento noto, sembra non piacesse al 18enne.
Il ragazzo aveva deciso, dopo un peggioramento progressivo del rendimento scolastico ed il cambio di diversi istituti (nonostante un eccellente inizio di carriera scolastica), di abbandonare gli studi senza diplomarsi e aveva iniziato a lavorare nella carpenteria del padre.
Giacomo Ciriello viveva e lavorava infatti con il padre nell’officina sotto casa.
Il ragazzo dopo l’interrogatorio in caserma è stato portato in carcere.

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