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Dimissioni del Segretario #Renzi: partorirà un nuovo partito?

Renzi si dimette da Segretario del Pd. 
Durante il suo intervento all’assemblea del partito, in corso a Roma all’hotel Parco dei Principi, durato poco più di 40 minuti, l’ex Premier invita, con parole che sanno di sfida, il partito ad essere unito. 
“Scissione” fa sapere Renzi “è una delle parole peggiori, peggio c’è solo la parola ricatto, non è accettabile che si blocchi un partito sulla base dei diktat della minoranza. Tutti si sentano a casa nel Pd, liberi di discutere ma se in tutte le settimane c’è un’occasione di critica, se per tre anni si è pensato che si stava meglio quando si stava peggio” aggiunge “io non dico che siamo nemici né avversari ma dico ‘mettetevi in gioco’, non continuate a lamentarvi ma non potete immaginare di chiedere a chi si dimette per fare il congresso di non candidarsi per evitare la scissione non è una regola democratica”.
A chi si candiderà alla guida del Pd, lancia infine un monito “Avete il diritto di sconfiggerci, non quello di eliminarci”.
Sul governo Gentiloni, ribadisce “Basta con la discussione e le polemiche sul governo. Faccio un applauso a Gentiloni che è qui, per quello che sta facendo con i ministri. E’ impensabile che si trasformi il congresso in un congresso sul governo. Sarebbe un errore allucinante per tutti. Sul governo non ho cambiato idea, mi fa piacere che altri lo abbiano fatto passando dall’appoggio caso per caso all’appoggio fino a fine legislatura”.
“Rispettiamo l’azione del governo e i poteri del presidente della Repubblica” conclude.
Dall'altra parte della barricata anche Veltroni lancia un appello all’unità per bloccare la scissione “Prenderò pochi minuti per dire quanto è sbagliato e quanto mi angoscia quello che sta accadendo e per rivolgere un invito e un appello a tutti gli amici e i compagni, con cui abbiamo condiviso un lungo tratto di strada, vittorie e sconfitte, perché non si separi la loro strada dalla strada di tutti noi”.
L'ex segretario conclude “La sinistra, quando si è divisa, ha fatto male a se stessa e al Paese. Questo è stato il demone, la malattia politica, ridurla a una questione di carattere e persone è una scorciatoia”.

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