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La regolamentazione che uccide il business: il caso SIAE

Intervistando gli imprenditori d’Italia si viene spesso a scoprire nuove parti del nostro sistema regolatore che giornalmente frena le attività economiche del nostro paese. Un caso lampante è quello della SIAE (Società Italiana degli Autori ed Editori) che per le assurdità dei casi, tassa i pubblici esercenti per l’uso commerciale della radio, la televisione, i CD e la musica dal vivo. La SIAE è una società che grava sul pubblico esercente ma anche sugli artisti che, affetti dai costi di una cultura burocratizzata, percepiscono reditti forzatamente curtati. 


In quest'ottica, le attività regolatrici della SIAE presentano un vero e proprio freno sul mercato del turismo e della cultura, che insieme alla tassa sull’ombra (tassazione sulla proiezione di onda dovuta ad una tenda), CIMP (tassazione per la pubblicità), COSAP (tassazione per l’occupazione di suolo pubblico), e le conosciutissime IRAP, IMU, IVA e IRPEF (regionale e comunale), soffoca uno dei settori chiave della nostra economia.

Certo, molti diranno che la SIAE non è particolarmente incisiva sui costi totali di un pubblico esercizio, tantoché si può con definitezza sottolineare l’assurdità di questa regolamentazione, in quanto ha un effetto negativo sul mercato della musica e della televisione. Ricordiamo inoltre che l’Italia vanta tra i livelli di tassazione commerciale più alti al mondo (attualmente al 62% mediamente), un livello che viene maggiormente appesantito da nuove impreviste regolamentazioni, come questa, che impediscono ad un locale di riprodurre brani da un semplicissimo CD o di usare una televisione senza il dovuto bollo. 

 

È veramente necessaria la tassazione sui diritti d’autore? Ditecelo voi!

 

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