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Piano lupo, senza interventi continuerà bracconaggio

Parla il ministro dell'Ambiente Gian Luca Galletti, con un intervento al programma 24Mattino di Radio 24.
“O non si è letto il testo o si è in malafede. Certo, il testo è un po' lungo, lo capisco. Come al solito in questo Paese alcuni ragionano con la demagogia e l'ideologia, non con la scienza e i fatti. Oggi ci sono in Italia più di 1500 lupi, 250-300 ogni anno bracconati, secondo voi è aperta la caccia al lupo o la apro io? Se noi non interveniamo per diminuire la pressione sui territori, i bracconieri continueranno ad ammazzarli”. Galletti spiega di avere “il cuore in pace, non sono stato a guardare: se le Regioni si sfilano e non approvano questo piano, non la approvino. La gestione del lupo tocca a loro, io sto dando solo l'inquadramento legislativo. Poi se vogliamo nasconderci dietro un dito e farsi fotografare col lupetto in mano, si faccia pure. Ho incontrato agricoltori e allevatori che hanno chiuso le aziende. Ci sono zone che sono veramente a rischio per le attività economiche a causa della pressione del lupo – conclude – ma questo vuol dire che dobbiamo salvarlo e non ammazzarlo, far vivere pacificamente il lupo con le attività economiche”.

“La sua redazione ha coinvolto oltre 70 tra i massimi esperti dell’argomento, oltre all’Istituto per la Protezione Ambientale (ISPRA) e i maggiori portatori d’interessi. Il piano, che prevede 22 azioni di conservazione della specie, affronta anche il tema nodale della risoluzione sostenibile dei conflitti con le attività dell’uomo, nel pieno rispetto della normativa comunitaria e di quella nazionale. Proprio a questo scopo il testo concede in casi eccezionali la possibilità di attivare deroghe al divieto di rimozione di singoli esemplari di lupi, già prevista dalle norme italiane ed europee, avviando un percorso strettamente regolamentato e caratterizzato da rigorose azioni di prevenzione. Non esiste dunque nel piano alcuna ‘caccia al lupo’ indiscriminata, come paventato da alcune associazioni, ma di un insieme di azioni coerenti sotto il profilo scientifico mirate a migliorare lo stato di conservazione della specie e al contempo la pacifica convivenza con l’uomo”.

Nel frattempo, sul fronte opposto ci si chiede perchè, dopo anni spesi a lottare contro l'estinzione di questo animale, ora si debba ricorrere a tali strumenti.Si denunciano pochi fondi ai parchi, che spesso non vengono considerati come una risorsa bensì un problema.Ci si chiede quanto, tutto questo non sia frutto di un ragionamento squisitamente egoistico e a favore degli interessi dell'uomo. Si ritocca una legge che ancora è all'avanguardia in Europa.

Un discorso a parte merita la legge quadro per le aree protette (Legge 6 dicembre 1991, n.394) e la sua effettiva applicazione.Potrebbe aiutare eventualmente un nuovo programma che consenta di rilanciare la legge, con più strumenti e risorse finora risultati insufficienti, invece di renderla succube, di fatto, della politica locale che non brilla certo per la conservazione e la tutela della natura.

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