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Candidati a loro insaputa

La Repubblica ed il Mattino, dopo il caso di Federica De Stefano, la ragazza di 23 anni, affetta dalla sindrome di down candidata a sua insaputa alle elezioni comunali di Napoli dello scorso mese di giugno, fanno sapere di un altro caso analogo a quello di Federica.
Si tratta di Donatella Biondi, avvocatessa, che proprio come Federica sarebbe stata inserita, a sua insaputa, tra i candidati della lista “Napoli Vale”.
L'avvocatessa si è infatti vista recapitare una richiesta di documentazione delle spese elettorali da parte della Corte d'Appello di Napoli. “Qualche settimana fa mi è arrivata dalla Corte d’Appello una richiesta di documentazione delle spese elettorali. Ma quali spese, ho pensato, se io non ho mai neanche pensato di candidarmi? – racconta ai giornali – La lettera, però, parlava chiaro: al collegio di garanzia elettorale risultava il mio nome nella lista Napoli Vale, quella di Valeria Valente. Sono andata in internet e ho scoperto di figurare effettivamente nell’elenco delle persone da votare. Non ci potevano essere dubbi: la data di nascita corrispondeva. Allora ho preso contatti con la segreteria dell’ex aspirante sindaco”.
La quale le aveva spiegato, in modo sbrigativo che doveva riempire il modulo segnalando che non erano state affrontate spese. Alle rimostranze della legale la segretaria le ha aveva detto poi che sarebbe stata ricontattata. 
“I giorni passavano e il telefono non squillava” continua l'avvocatessa “Il termine fissato dalla Corte d’appello, quindici giorni, stava per scadere: allora sono andata in tribunale e ho spiegato la strana vicenda di cui ero stata vittima. Ma non era finita. Qualche giorno dopo sono stata ricontattata dalla segreteria della Valente che mi ha fissato un appuntamento” non in ufficio ma in Piazza Municipio, davanti al McDonald, nei pressi del suo studio.
Lì ha incontrato “un uomo con il cappellino in testa e gli occhiali scuri: adesso difficilmente sarei in grado di riconoscerlo. Mi ha porto il modulo destinato al comitato di garanzia elettorale della Corte d’appello chiedendomi di firmarlo. Io gli ho spiegato che se lo avessi fatto avrei implicitamente ammesso di essermi candidata, pur non essendomi mai presentata ad alcuna competizione elettorale. Glielo ho ripetuto tre o quattro volte, poi sono andata via”.

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