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Aumenta la disoccupazione, e l’ascesa delle poltrone politiche

Carlo Calenda, ministro dello Sviluppo economico fa sapere, sottolineando di parlare a titolo personale (non essendo iscritto a nessun partito), che “andare alle elezioni a giugno o peggio ad aprile rappresenta a mio avviso un serio rischio per la tenuta del Paese”.
Questo perchè, secondo il ministro, nei prossimi mesi “il governo avrà una serie di appuntamenti ineludibili: bisognerà attuare le iniziative per stabilizzare il sistema bancario, andrà implementato il piano Minniti sull’immigrazione per fronteggiare gli sbarchi estivi, andrà impostato il lavoro sulla ricostruzione nelle aree terremotate, andranno fronteggiate alcune difficili e fondamentali crisi industriali. Pensare di gestire tutto ciò e molto altro con un esecutivo dimissionario, nel mezzo di una campagna elettorale, mi pare un azzardo”.
Alcuni hanno però ipotizzato che in relatà, dietro le dichiarazioni di Calenda si nasconderebbe solo la preoccupazione di perdere la poltrona. Preoccupazione “legittima” in un Paese dove la disoccupazione giovanile ha raggiunto la cifra record del 40,1%. 
Se infatti si andasse al voto, prima del settembre 2017, 608 parlamentari (417 deputati e 191 senatori) si ritroverebbero non solo senza poltrona ma anche e soprattuttto senza pensione, perdendo i contributi versati.
L'assegno della pensione scatta infatti per i parlamentari, solo si rimane in carica quattro anni, sei mesi e un giorno, soglia minima fissata dal regolamento in vigore dal primo gennaio del 2012.

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