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Assistenza sessuale ai disabili: i Verdi Tedeschi riaprono il dibattito

I cambiamenti in Italia tardano spesso ad arrivare se paragonati al resto d'Europa, e l'assistenza sessuale ai disabili non fa certo eccezione. Mentre nel nostro Paese è ancora un tabù, altri stati europei possono già vantare modelli organizzativi ben collaudati. La Germania è uno di quei paesi, e prendendo atto delle pulsioni che assalgono ogni uomo, si riaccende il dibattito. La sfida che alcune forze politiche si propongono è di garantire l'assistenza gratuita quantomeno per i più bisognosi:«I finanziamenti per l'assistenza sessuale sono concepibili per me» spiega Elisabeth Scharfenberg dei Verdi tedeschi al “Welt am Sonntag”. Le decisioni – continua – verranno prese a livello locale: «I comuni potrebbero individuare consigli e concedere aiuti a tali offerte».In Olanda è lo stesso welfare ad assumersi l'onere delle prestazioni: l'offerta, disponibile da anni, prevede la possibilità di ottenere i servizi di assistenti sessuali gratuitamente purché l'interessato presenti un certificato medico di non essere autosufficiente sessualmente, e una disponibilità economica inadeguata per pagare il servizio.L'Olanda non è il solo paese ad offrire il servizio di assistenza sessuale; in Austria organismi privati aprono il servizio sia a donne che uomini con disabilità fisiche o mentali, o senza handicap, bisognosi di cure.Le spese per il servizio sono a carico dell'interessato.
Una storia cominciata negli anni Ottanta, in Germania e nei Paesi Bassi: l'attività consiste in prestazioni sessuali e di «tenerezza» da parte di assistenti con una formazione.
L'Italia ha bisogno dei suoi tempi.Si avverte la necessità di una regolamentazione nella quale sia possibile leggere che l'assistente sessuale “è uno specialista con una formazione psicologica, sessuologica e medica, in grado di aiutare le persone con disabilità a vivere un’esperienza erotica, sensuale o sessuale, di conoscenza del proprio corpo: come è permesso a qualunque persona”. Nel 2014 è stato presentato un disegno di legge assegnato alla Commissione igiene e sanità del Senato ma ad oggi risulta ancora fermo.Tra i primi firmatari ci sono il parlamentare Sergio Lo Giudice e la senatrice Monica Cirinnà. Il progetto di legge prevedeva l'istituzione di una figura professionale, love giver, come la definiscono gli inglesi, dotata di empatia e una preparazione specifica: necessario un corso di formazione e il superamento di un esame al fine di essere iscritti in un albo per disabili e famiglie.Il costo, seppur contenuto, sarà a carico dell'interessato.In Gran Bretagna si è intrapreso il “Putting People First” – Prima la gente – un programma  ideato dal governo nazionale volto a finanziare rapporti sessuali con prostitute o visite a spettacoli di lap dance.Tra coloro che hanno potuto gioire dei servizi offerti, un giovane di 21 anni con ritardi di apprendimento, al quale è stata pagata una vacanza ad Amsterdam, consentendogli di avere il suo primo rapporto sessuale.«E’ stato a due corsi di salute sessuale e coscienza sessuale, e in sostanza vuole provare di che si tratta» spiega un assistente sociale, «Le ragazze ad Amsterdam sono molto più protette di quelle sulle strade britanniche: lasciamolo divertire”,poi aggiunge, “rifiutargli questo servizio sarebbe una violazione dei suoi diritti umani”.Un diritto, quello relativo al tema disabili e sessualità, tra i più contrastanti con la morale e i pregiudizi delle comunità, ma la decisione non spetta a chi, per fortuna, non è costretto a vivere la disabilità.Alcuni sondaggi hanno rivelato il seguente risultato: 77% di favorevoli, ma il dato va suddiviso tra chi “prenderebbe in considerazione questa proposta” (44%), chi l’accetterebbe data la presenza di professionisti (26%), e chi “non ne farebbe uso, ma non ci vede nulla di male” (7%). Un modesto 5% dei votanti non approva l'iniziativa perchè “sarebbe come legalizzare la prostituzione”.
Per ora, c'è ancora molta strada da fare.

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