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La chimera del ponte sullo Stretto per una manciata di voti

Correva l’anno 250 avanti Cristo quando è balenato in mente ai romani di trovare un modo per collegare la Sicilia al resto del continente. Nessuno, fino al XIX secolo, pensò seriamente che fosse possibile costruire un ponte sopra quei tre chilometri e trecento metri che separano Messina dalla costa calabrese.
L’idea tornò nel 1976, quando il ministro dei lavori pubblici in carica, Giuseppe Zanardelli, dichiarò «Sopra i flutti o sotto i flutti la Sicilia sia unita al Continente». Ma anche stavolta non si trovò un modo congruo per la realizzazione del mastodontico legame.
La creazione di un ponte sullo Stretto di Messina sembrava ormai un utopico sogno chiuso in un cassetto. Improvvisamente il cassetto si riaprì e il sogno venne rispolverato nel 2001.
Il progetto tornò prepotente sulle prime pagine dei giornali durante la campagna elettorale di Silvio Berlusconi, il quale promise la realizzazione del mitico ponte che sarebbe terminata entro il 2012. Anche in quel caso il sogno rimase tale. Ma la dura vita del ponte sullo Stretto non è finita: martedì 27 settembre 2016 il Presidente del Consiglio Matteo Renzi dichiara di essere pronto alla sua costruzione.
Come nei peggiori show di magia, quando il mago dopo inutili tentativi di sorprendere gli spettatori e convincerli della sua bravura, decide di mettere in scena il gran finale per accaparrarsi almeno quattro applausi, ecco che tira fuori dal cilindro un coniglio bianco. Finale trito e ritrito. Lo stesso fa lo scontato mago Matteo Renzi, corre a tutti gli eventi per sponsorizzare la sua riforma costituzionale e poi ecco il gran finale: è tornato un po’ stropicciato dal sonno durato 15 anni proprio lui, il Ponte, dato ormai per spacciato.
In realtà dietro la realizzazione del ponte non si nasconde soltanto la necessità di ottenere una manciata di voti in più.
Il premier ha detto che il governo è pronto a riprendere i lavori quando era ospite di Salini-Impregilo, una delle più grandi società di costruzioni in Italia. È anche una delle società che fanno parte del consorzio Eurolink, quello che a causa dello stop ai lavori del 2005 ha chiesto 790 milioni di euro di danni allo Stato. Esattamente due anni fa l’amministratore delegato della società, Pietro Salini, sulle voci di una possibile riapertura dei lavori disse: «Siamo disponibili a rinunciare alle penali se si fa il ponte? La risposta è “certo”».
Costruire un’opera del genere richiederebbe 8 miliardi e mezzo di euro, soldi che potrebbero essere investiti in autostrade e ferrovie, totalmente disastrate nel sud Italia. Basti ricordare il crollo di due viadotti della Palermo-Agrigento avvenuto dopo una settimana dalla loro apertura, o quello del 7 luglio 2014, il ponte Petrusa, sulla statale 626 Ravanusa-Licata, che crollò per un cedimento strutturale mentre transitavano tre auto. E la situazione non migliora per quanto riguarda le reti ferroviarie: la strage del 12 luglio scorso in Puglia ha causato la morte di 23 persone.
Inoltre, se a qualcuno venisse in mente la squilibrata idea di visitare in treno le nove province siciliane, dovrà mettersi l’anima in pace, poiché serviranno 3 giorni per poterle percorrere tutte. L’impresa è stata svolta e filmata da un ragazzo ragusano,verysiculamente.
Per avere un’idea più chiara di quale sia la reale condizione della rete ferroviaria siciliana basti pensare che Bologna-Piacenza distano l’una dall’altra 154,3 km e in treno la durata massima del viaggio è di un’ora e 47 minuti. Palermo-Trapani distano 107 km e la durata massima del tragitto è di 6 ore e 17 minuti.
Siamo sicuri che il ponte sullo Stretto di Messina sia così indispensabile? A voi l’ardua sentenza.

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