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“O la maschera o la vita!”: quando la #timidezza è più forte di noi

Eravamo sui banchi di scuola a guardarci intorno per vedere se qualcuno ci stesse guardando in modo strano, stesse ridendo, o parlottando. Subito pronti a guardarci le scarpe, a correre in bagno per controllare che tutto fosse a posto, a cercare di mantenere la calma per non trasformarci in peperoni. Noi, le persone timide che crescendo abbiamo deciso di non esserlo più. O meglio, di non farlo notare. Crediamo.
Si dice che il segreto sia nell’essere sicuri di sé. Ma, paradossalmente, è più facile a farsi che a dirsi. Possiamo essere sicuri di noi stessi per quello in cui crediamo, per come guardiamo il mondo, per ciò che pensiamo, vogliamo o almeno crediamo di volere. Potremmo anche aver fatto una lista mentale o scritta di tutto quello per cui siamo “bravi”, certamente dopo aver scritto e riscritto con l’inchiostro indelebile chiamato ‘paranoia’ tutti i nostri difetti analizzandoli punto per punto, a volte strappando quel pensiero, altre volte conservandolo perché ormai accettato per quello che è. Ma questo non vuol dire smettere di arrossire, sudare, tremare nella voce o ingarbugliarsi nelle parole, quando ci sentiamo osservati da qualcuno che temiamo perché stimiamo, perché saccente o diffidente nei nostri confronti, o magari ci troviamo in situazioni di disagio. O a casa della suocera, quando tutti ci scrutano per cercare “l’anello mancante” che non sia al nostro anulare sinistro. No, non c’è motivo reale per cui ci sentiamo a disagio, siamo timidi e basta. Più cerchiamo di nascondere la timidezza, più lei assume il controllo, facendoci dire cose senza senso, sempre sbagliate e al momento sbagliato. E dopo anni ed anni di tentativi, riflessioni e studio matto e disperatissimo per cercare di mascherarla, finiamo per comprare – a caro prezzo – maschere di finta superbia, antipatia e di snob. Al banco delle cose senza senso.
E poi incontriamo strani individui conosciuti ‘senza senso’ che un senso in noi riescono a trovarlo. E ci innamoriamo di loro, saremmo disposti a strappare ogni maschera per loro, e lo facciamo anche se dovessimo pentircene. Li portiamo nel cuore per sempre e ci ricordiamo di loro ogni qualvolta pensiamo alla vita con amore per formare un sorriso a viso nudo, o nelle giornate più buie per avvertire un po’ di calore. Cosa fa capire agli altri come siamo realmente?
È paradossale. Vogliamo accettarlo o no, è facile giudicare il monaco dall’abito. Per superficialità, per gioco, per noia, per disinteresse. Ed è proprio nella mancanza di interesse che l’Uomo scopre la parte peggiore di sé. Anzi, la fa scoprire agli altri, di solito senza farci neanche caso.
Eppure, se non esistessero monaci con gli abiti e persone che si accontentano di notarli in quegli indumenti per definirli tali, forse per noi timidi non ci sarebbe via di scampo. La timidezza prima o poi diventa un ladro malinconico e arrabbiato, capace di prenderci alle spalle in pieno giorno, puntare l’arma sulla cosa a cui più teniamo e dire: “O la maschera, o la vita!”

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