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“Non ho un lavoro, ma ho l’ultimo smartphone”: dove la tecnologia arriva prima del caffè

Avere fame e aver dimenticato di fare la spesa non sarà più un problema. Le ore sprecate imbottigliati nel traffico, pure. Le giornate di lavoro saranno meno pesanti e più produttive, non servirà affrettarsi per correre al supermercato nella speranza che la coda sia meno lunga del solito, avremo già comprato tutto ciò che occorre senza dimenticanze, perché i frigoriferi faranno la lista della spesa. E nelle strade ci saranno semafori ‘intelligenti’.
È quello che dice il rapporto intitolato “Intelligenza artificiale e vita nel 2030”, steso da un gruppo di esperti riunitisi all’università di Stanford. La tecnologia sta andando spaventosamente avanti, secondo il rapporto tra poco più che un decennio i docenti a scuola non dovranno più rispondere alle domande degli alunni, perché ci penserà un robot che li affiancherà nella giornata didattica. Robot: l'Uomo del futuro, forse già del presente. È più facile vedere umani in compagnia di Android e iOS che di altri umani. E ridono, si emozionano, a volte parlano con loro. Basti pensare agli ‘assistenti’ vocali negli smartphone, o a una delle voci considerata “tra le più sensuali di sempre”: Siri. Ormai è tangibile, la tecnologia non la può frenare nessuno.
Dall’invenzione del telegrafo nella prima metà dell’Ottocento si è passati al telefono alla fine del secolo, per finire con la diffusione di un apparecchio telefonico più piccolo e alla portata di tutti – o quasi – nella prima metà del ‘900 e ai telefoni cellulari sul suo finire. Poi tutto. Il telefono cellulare, sempre più piccolo, poi lo smartphone. Oggi, dopo neanche due secoli, la tecnologia toglie spazio agli esseri umani nel lavoro e nella vita, senza che nessuno batta ciglio. Considerando che da quando il mondo esiste, millenni in cui gli umani si sono susseguiti nelle generazioni si sono recati di persona per comunicare un saluto e hanno scritto infinite lettere d’amore più forti di un vocale ascoltato al massimo del volume. Ma fare il guastafeste non servirà a placare questa sete di onde elettromagnetiche accanto ai cuscini la notte. Il moralismo non è più piacevole. Eppure, una considerazione è lecita, per chiunque in questo mondo Hi-Tech si soffermi a pensare: se il futuro è partorito dall’America e il Nord Europa, i fortunati lattanti figli di quelle terre potranno cibarsi di scienza e tecnologia producendo, campando, vivendo. Certamente quel futuro a noi arriverà quando altrove sarà ormai passato, come ogni cosa dall’Italia in giù. E lo Stivale sembra essere davvero l’ultimo’ indumento del mondo. Ma se la tecnologia sembra ormai all’ordine del giorno, almeno nel suo continuo susseguirsi di smartphone che tra poco ‘faranno il caffè’ e forse ci allacceranno persino le scarpe, a cosa servirà farsele infilare da un apparecchio se non ci si potrà nemmeno recare sul luogo di lavoro? Non ho un lavoro, ma ho l’ultimo smartphone. Proprio come quegli americani che soffrirono nel 1929 il crollo della Borsa di Wall Street e si trovarono in fila allo spaccio per la distribuzione gratuita di caffè e ciambelle. Disoccupati, ma col cilindro. Ebbene, allora il ‘futuro’ è già qui’.

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