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Gaeta: un paradiso terrestre con angoli d’inferno. Tra disservizi e ‘vicoli ciechi’ (Parte 2)

(Parte 2) – Un caso, forse non è un caso. Chissà se un solo caso, sicuramente ‘è il caso’ che qualcuno faccia qualcosa. Un gioco di parole? Forse per deduzione, o forse per sdrammatizzare una situazione che di drammi ne ha già troppi.
Villa delle Sirene è un quartiere centrale della città di Gaeta, sito accanto al rinomato mercatino del pesce e di fronte al lungomare Caboto. Un quartiere storico e punto nevralgico per la popolazione – in quanto ospita centinaia di residenti, forse migliaia considerando anche le sue spalle in via della Indipendenza – ma soprattutto per i turisti, che da sempre optano per la zona nelle proprie vacanze. Un tempo, villa delle Sirene era considerata una delle più importanti ville comunali di Gaeta. Qui vi era tutto e un po’ di tutto, la villa era un punto di riferimento per bambini – con area giochi e ampi spazi verdi – adulti – con mercatini, poste centrali, bar, parcheggi e attività commerciali – e anziani – con numerose panchine, tanta ombra e numerosi circoli – sicuramente un luogo importante anche dal punto di vista della memoria, con il suo storico monumento ai caduti, che ormai purtroppo in ricorrenze e festività è stato dimenticato. Come tutto il quartiere.
Da queste parti si cerca di fare qualcosa. Dicono. Il tempo scorre lento o veloce, dipende dai punti di vista, fatto sta che da queste parti le cose non cambiano. Gaeta si erge maestosa nelle sue ville, nelle sue palme, rotonde, piante e ‘perle’, ma non nel suo quartiere fantasma. Nonostante i continui reclami di cittadini e associazioni, come Obiettivo Comune, Insieme per Gaeta, mentre da mesi, anzi da anni, si discute se creare un altro grande parcheggio al posto della restante villa comunale – fino a circa un decennio fa la villa era composta da due zone, una delle quali oggi adibita ad ampio parcheggio –, ciò che resta della “villetta” è puro degrado, dimostrato dal terribile stato di abbandono visibile a occhio nudo. Dal residente e – ahimè – dal turista.
In cotanta bellezza paradisiaca di Gaeta, cosa nasconde questo angolo d’inferno? La lista è lunga e alquanto sconcertante: buche sull’asfalto, erbacce ovunque, i giardinetti si sono ridotti a terra incolta e secca. L’area giochi è ormai ad alto rischio per le persone, soprattutto per i più piccoli: dal terreno infatti fuoriescono le radici degli alberi, il che rende il passaggio una pericolosa ‘corsa a ostacoli’, si spera che nessuno corra perché cadere e farsi male sarebbe la cosa meno grave. L’area giochi, che di giochi non ha nulla, conserva in stato di abbandono – forse si aspetta la fossilizzazione, chissà? – ciò che un tempo lontano erano altalene, scivolo e un cavalluccio oggi divenuto un ammasso di ferri vecchi e arrugginiti. Difficile immaginare cosa potrebbe succedere se un bimbo provasse a giocarci. Da queste parti i cani vanno in giro senza guinzaglio – e senza padroni – facendo i propri bisogni ovunque. L’immondizia spesso risiede per giorni, attirando animali e insetti di ogni genere soprattutto topi, e blatte nei mesi più caldi. Oltre al fatto che ci sono ‘angoli bui’ – all’interno dell’angolo d’inferno – che non sarebbe male far esplorare alle Forze dell’Ordine. E nei mesi estivi le cose si aggravano. Gremita di persone, la zona subisce un ammasso di autovetture, che senza disponibilità di parcheggio – non solo nel quartiere, ma in tutta la città – ostruiscono le strade, le altre auto, perfino alcune abitazioni. Ci sono persone che lamentano la propria incolumità, soprattutto per un ‘angolo buio’ – che forse proprio oscuro non è – in cui si accumulano bottiglie di birra ad ogni ora del giorno e della notte. E chissà cos’altro. Tutto questo – forse più di questo – è triste, specie in una città come Gaeta che vanta di essere Bandiera Blu, Riviera d’Ulisse e chi più ne ha più ne metta. Quello che è ancora più triste è constatare che si faccia discriminazione di zone – chissà in base a quali criteri. Ma ciò che raggiunge l’apice della tristezza è il non riuscire a trovare una risposta alla domanda: se Gaeta gode di bellezze naturali e storiche, e non si ‘accontenta’ investendo in milionarie opere di ‘riqualificazione urbana’ – rotonde, palme, piante, pista ciclabile –, perché trascura fino all’abbandono un angolo di sé? Che proprio ‘angolo’ non sarebbe, essendo per coordinate, residenti, turismo e commercio una delle zone più al centro di questo ‘paradiso’ terrestre. Ma forse è ‘giusto’ così: l’ombelico del mondo – e di ogni micro mondo – non è altro che ‘la pancia’ del paese. In questo caso, forse, ha un virus intestinale.

P. R.

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