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Genova Oggi – Pubblica Udienza fissata al 10 maggio per il ricorso di Flavio Briatore e comandante

Genova – Flavio Briatore ed il comandante Ferdinando Tarquini Antonio difesi dall'avvocato milanese  Maisti Guglielmo e dal Dott. Parolini Andrea, potrebbero presentarsi quali ricorrenti  presenziando alla discussione in pubblica udienza dei due ricorsi promossi dagli stessi numeri RG 714 e RG 712 del 2013.
I ricorsi depositati in Commissione Tributaria Provinciale di Genova si riferiscono in estrema sintesi al mancato pagamento delle accise su oli e lubrificanti.
I due ricorrenti avrebbe cambiato classe al Force Blue da commerciale a diportista, il suo yacht di lusso, eludendo il Fisco per oltre 3,6 milioni di euro di Iva, oltre alle accise sui carburanti.
Lo yacht fu sequestrato dalla Guardia di finanza al largo della Spezia nel maggio 2010.
In sintesi è quando scrive  il giudice Marco Panicucci del Tribunale di Genova che ha inflitto all'imprenditore ed ex team manager della Renault in Formula 1 una pena di 1 anno e 11 mesi di reclusione.
A conferma che Briatore era di fatto il proprietario, secondo il giudice Panicucci, anche il fatto che ha usato lo yacht per diversi viaggi, ad esempio ai Caraibi, senza pagare.
“I cambi di classe – ha spiegato il giudice – sono il presupposto per l'adozione di un regime fiscale piuttosto di un altro” con un uso diportistico in acque territoriali italiane dal 2006 al 2010.
Il giudice scrive che ” lo yacht è stato costruito per consentire al proprietario Flavio Briatore di utilizzare una nave di lusso e al top delle prestazioni tecniche per le proprie esigenze di diletto e per mantenere relazioni utili in ogni campo, considerando la caratura delle persone ospitate a bordo, dall'industriale al primo ministro, oltre che per promuovere la propria immagine”.
Con Briatore erano stati condannati a 1 anno e 11 mesi con la condizionale il comandante Ferdinando Tarquini Antonio e Dominique Warluzer quest'ultima amministratore della società.
Una seconda amministratrice, Maria Pia De Fusco, è stata condannata al pagamento di una multa di 7 milioni  e 200 mila euro e una terza, Laurence Eckle Teyssedou, è stata assolta perchè il fatto non costituisce reato.

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