ITALIA

dall'

Solo notizie convalidate
[wpdts-weekday-name] [wpdts-date]

EDIZIONI REGIONALI

Solo notizie convalidate

EDIZIONI REGIONALI

È morto Licio Gelli, leader della loggia segreta che sconvolse l'Italia

Licio Gelli è morto.
''Belfagor'', ''il venerabile'', ''il burattinaio''. Queste le camaleontiche identità con cui si è aggirato tra i meandri del potere della Repubblica, nascosto all'ombra di tutte le inchieste più scottanti, dalla strage di Bologna al caso Moro, fino al golpe Borghese e Tangentopoli.
Una vita spesa a capo della loggia massonica P2, passando per le camice nere di Franco, i peronisti argentini, i guai col fisco, gli arresti e le evasioni, fino alla fine, consumatasi tra le mura di quella Villa Wanda di Arezzo, dedicata alla moglie scomparsa.
Aveva 96 anni e versava già da tempo in pessime condizioni. I funerali si terranno domani a Pistoia, poi sarà tumulato nella tomba di famiglia nel cimitero monumentale della Misericordia.
Nasce pistoiese nel 1919 e a 18 anni si arruola tra le camice nere spagnole, diventando fascista prima e partigiano dopo la guerra, quando viaggia tra la Sardegna e l'Argentina, dove si lega a Peron.
Tornato in Italia, dirige lo stabilimento ''Permaflex'' di Frosinone e si mette in affari con i Fratelli Lebole, poi nel 1963 entra nella massoneria.
3 anni dopo è a capo della P2, la loggia nata per permettere l'adesione ai personaggi pubblici: sotto la sua guida l'organizzazione allarga i tentacoli in ogni ramo del potere, fino al crack Sindona che permette ai giudici Turone e Colombo di arrivare alle liste degli affiliati.
Il mondo italiano è sconvolto: mille nomi tra i più famosi giornalisti, editori, ministri, politici, finanzieri, militari e magistrati.
La P2 è coinvolta direttamente o indirettamente nei casi più scottanti, dalla strage di Bologna al caso Moro, la strategia della tensione e Tangentopoli, così per Gelli scatta il primo mandato di cattura. Siamo nel maggio del 1981.
Viene arrestato a Ginevra ed evade 10 mesi dopo; aspetta 4 anni e si costituisce, per uscire nuovamente dal carcere di Champ Dollon dopo poco tempo, estradato in Italia.
Del 1998 il crack del Banco Ambrosiano per cui è condannato a 12 anni, ma dopo una nuova fuga la vicenda si risolverà con i domiciliari da scontare a Villa Wanda, la magione aretina che nasconde lingotti d'oro nei giardini e che gli verrà sequestrata nel 2013 per reti fiscali: arriva la prescrizione e la lussuosa casa intitolata alla madre dei suoi quattro figli rimane di sua proprietà, fino agli ultimi giorni.
Figura controversa che sempre scatenerà reazioni opposte: rimarrà un ''innocente capro espiatorio'' per il fedelissimo avvocato Raffaello Giorgetti e continuerà a destare sospetto tra i suoi detrattori, tra cui il presidente dell'associazione vittime della strage di Bologna, che non si accontenta del ruolo di depistatore, per cui Gelli fu condannato, ma ipotizza un coinvolgimento come mandante dell'attentato del 1980.
''Io andrei a perquisire Villa Wanda'' la proposta lanciata.
Se ne va un tassello della nostra storia recente e con lui le risposte a tanti quesiti irrisolti.

 

Facebook