Umberto Bindi (1932 – 2002) è stato uno dei compositori più eclettici e prolifici del secolo passato. La sua vasta produzione contiene canzoni di grande successo come Arrivederci (1959), Il nostro concerto (1960) e You’re My World (1963). In tempi di moralismo dominante la sua omosessualità fu pretesto per toglierlo letteralmente dalla circolazione e causò episodi grotteschi, come quello accaduto durante il Festival di Sanremo del 1961, quando giornali e riviste trascurarono la bella melodia che aveva presentato (Non mi dire chi sei) per dedicarsi, con frasi di dubbio gusto, alla descrizione dell´anello appariscente che portava al dito. Emarginato, continuò a scrivere e comporre anche quando aveva difficoltà anche solo a far ascoltare la sua musica. Seriamente ammalato si spense in povertà agli albori del ventunesimo secolo. Gli eredi hanno affidato a Roberto Alloisio il vastissimo patrimonio di spartiti e carte che questo cantautore (il termine fu coniato proprio per lui dal direttore della Casa Ricordi) e il curatore, con il sostegno della Regione Liguria, ha ordinato quest’ampio materiale che contiene decine di melodie e brani di musica classica del tutto inediti. Quest’esperienza ha spinto lo stesso Roberto Alloisio a scrivere il copione di uno spettacolo, La musica è infinita, divenuto proposta teatrale con la regia di Andrea Liberovici. Una struttura girevole simula un ampio spazio in cui sono accatastate scatole, valige, carte varie. In questo scenario da rigattiere si muove il professore che ha avuto l’incarico di mettere ordine. Da questa semplice operazione nasce, per opera di tre musicisti, un cantante (lo stesso Roberto Alloisio) e una cantante (Maria Pierantoni Giua), una sorta di rapida biografia di quest’artista, dai successi degli anni sessanta sino alla morte solitaria. Il tutto cadenzato da una quindicina di canzoni inedite, alcune delle quali davvero molto belle che innescano un’atmosfera piena di struggimento e rimpianto. Uno spettacolo vigoroso, intelligente che mescola abilmente malinconia e storia.
(umberto@uerre.it)