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Sesso in carcere vietato

Firenze – La questione era stata sollevata da un magistrato di Firenze, il quale aveva messo in dubbio la legittimità della norma dell'ordinamento penitenziario che impone il controllo visivo da parte del personale di custodia durante i colloqui dei detenuti. Tale controllo impedisce loro di avere rapporti affettivi intimi, e sessuali, con i congiunti. Anche se il diritto “all'espressione dell'affettività” fa parte dei diritti inviolabili dell'uomo, e quindi anche del carcerato, pare che prevalgano le ragioni della “tutela dell' ordine e della sicurezza” in carcere. L'impossibilità per i detenuti di avere rapporti sessuali sembra determinare il ricorso a pratiche innaturali e degradanti, oltre ad alimentare il fenomeno dei matrimoni “bianchi” (non consumati) e a violare il principio di “protezione della maternità”. Il ricorso è stato dichiarato inammissibile dalla Corte Costituzionale sia perché il magistrato in questione non ha descritto adeguatamente il caso concreto, sia perché il controllo “a vista” dei detenuti durante i colloqui risulta necessario per la tutela dell'ordine e della sicurezza. Inoltre bisognerebbe disciplinare la questione stabilendo condizioni e modalità per le “visite intime”.

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