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Messina – Le scomode indagini di una società investigativa

Parte Quarta

A ulteriore riprova, di quanto riferito nelle precedenti pubblicazioni, nel prosieguo della informativa del 09.06.2008 la Guardia di Finanza registrava che alle ore 12.13 del 16/01/2008, non appena il Prefetto aveva emesso la comunicazione di avvio di procedura (per il riconoscimento dell’affitto d’azienda), suo malgrado, avendo ricevuto il parere favorevole dell’avvocatura dello Stato, la dottoressa Ciriago chiamava Savasta al telefono(e non aveva alcun motivo per farlo dal momento in cui la persona interessata alla notifica era il Formisano Salvatore quale amministratore pro-tempore), e gli comunicava che doveva notificare l’avvio del procedimento al Formisano Salvatore, in quanto il Prefetto aveva riconosciuto l’affitto d’azienda, La risposta di Savasta alla dottoressa Ciriago, lasciava perplessità agli investigatori, dal momento in cui, lo stesso, era a conoscenza di un ulteriore parere dell’Avvocatura dello Stato, nella persona dell’avvocato Grasso, che stava elaborando, e che sarebbe stato diverso dal primo sulla scorta di nuova documentazione che loro avevano prodotto alla stessa avvocatura dello Stato. Savasta aggiungeva inoltre che l’avvocatura Dello Stato nella persona dell’avvocato Grasso aveva avuto una riunione all’Università e in quella sede avrebbero parlato dell’affitto d’azienda.
Nell’occasione, il comportamento della dottoressa Ciriaco, non era certamente normale, perché la funzionaria anziché procedere alla notifica della comunicazione dell’avvio di procedimento nei confronti del Formisano Salvatore, suggeriva al Savasta che Lei avrebbe mandato la comunicazione al Formisano, via posta raccomandata, così si sarebbe guadagnato del tempo utile, in attesa della decisione del Giudice Civile prevista per giorno 30 Gennaio (sequestro d’azienda) e che in ogni caso quando il Formisano in qualsiasi momento voleva recarsi in Prefettura, lei gli avrebbe consegnato una copia della comunicazione del signor Prefetto, in via informale, senza procedere alla notifica dello stesso. Ma ancora più grave, la dottoressa Ciriaco chiedeva a Savasta, come poter notificare la comunicazione a Formisano.
Savasta, in un primo momento le dice che manderà il cavaliere Formisano in Prefettura, per la notifica a personam e successivamente, dopo che la stessa dottoressa Ciriaco le prospetta le modalità di notifica attraverso la posta raccomandata, al fine di guadagnare tempo e arrivare alla fatidica data del 30 gennaio (udienza presso il Tribunale Civile), Savasta da l’ok per la notifica attraverso la posta raccomandata precisando che il Cavaliere Formisano, ugualmente andrà in Prefettura e che in quella occasione gli verrà consegnata copia informale della comunicazione di avvio di procedimento. Occorre precisare che la conversazione di cui sopra delle ore 12.13 del 16.01.2008, integralmente trascritta, iniziava tra Vincenzo Savasta Domenico  Barba (impiegto amministrativo della società) persona di fiducia di Salvatore Formisano , al quale lo stesso Savasta, dice di riferire (a Formisano), che la determinazione del Prefetto (riconoscimento dell’affitto d’azienda), si basava sul precedente parere che aveva espresso l’avvocatura Dello Stato, ma che ora L’avvocatura stessa avrebbe espresso un nuovo parere diametralmente opposto al primo per come “gli hanno detto loro all’avvocato Grasso, capisci?”. Domenico Barba, passa al telefono Formisano, al quale Savasta spiegava che “quella cosa della Prefettura” (avvio di procedimento), si basava sul precedente parere espresso dall’avvocatura dello stato e che ora l’avvocatura cambierà parere ed avviserà il Prefetto.
Vincenzo Savasta diceva Formisano di riferirgli questo. Formisano sottofondo si sentiva che chiama “Zaccone, Zaccone” e quindi ritorna a parlare con Savasta dicendogli che riferirà quanto da lui appreso.
Savasta raccomanda al Formisano: “spiegaglielo tu, gliel’ha detto già ieri verbalmente a loro che il…la cosa è diversa, purtroppo era partita quello per la Prefettura all’epoca…capisci? Era partita la stessa cosa anche per l'Università, ma avevano fatto in tempo a bloccarla, invece per la PRefettura non hanno fatto in tempo…“.
Infine subito dopo la conversazione riprendeva subito dopo fra Savasta e la Dottoressa Ciriago, la quale oltre a quanto sopra già esposto, diceva allo stesso Savasta che aveva cercato di mettersi in contatto con l’avvocato Lo Giudice, senza riuscirvi. Savasta la informa che l’avvocato Lo Giudice si trovava a Reggio Calabria, e la Ciriaco rispondeva che lo sapeva, ma che comunque stava cercando lo stesso di rintracciarlo sul cellulare.
La Ciriago diceva che Lei purtroppo doveva notificare (a Formisano), perché il Prefetto aveva riconosciuto l’affitto d’azienda, e pertanto come sopra detto, la Ciriago, che non riusciva a parlare con l’avvocato Lo Giudice, prendeva accordi con Savasta, su come notificare l’atto a Formisano in ritardo naturalmente.
Vincenzo Savasta nella circostanza confidava alla Ciriago che loro erano informati sulla determinazione che il Prefetto intendeva adottare, in base al parere dell’avvocatura dello stato del 28 Dicembre. La Ciriago rispondeva: “….E chi gliel’ha dato il parere?…io non gliel’ho dato”.
Savasta spiegava chiaramente alla Ciriaco, che il parere era diverso, in base alle accordi stretti con l’Avvocatura.
La Ciriago lo interrompeva asserendo “Ma come? Oggi ha un parere diverso? E dov’è questo parere?” – “Lo stanno elaborando rispondeva Savasta”.
La Ciriaco ribateva: “Ma mi scusi e quel parere allora che ha fatto l’avvocatura e che è arrivato al Prefetto?” – Savasta risponde:E’ superato da un altro parere dell’avvocatura. L’avvocatura ieri aveva avuto una riunione in Prefettura… anzi no, al'Università“.
Savasta ribatteva alla Ciriago, che vi era stata una riunione all’Università, con l’avvocato Grasso dell’avvocatura dello Stato e che quindi la cosa non finiva lì, e aggiungeva che l’avvocato Grasso, lei stessa poteva rintracciarlo, questa rispondeva di conoscerlo, in quanto a suo tempo aveva avuto a che fare.
La Ciriaco diceva che loro ancora non avevano questo nuovo parere dell’avvocatura dello Stato, e contemporaneamente si sentiva parlare altra donna che si trova accanto alla stessa d.ssa Ciriaco a nome Graziella La Malfa e Savasta rispondeva che lo sapeva e che ci stavano studiando.
La Ciriaco, diceva poi a Savasta, che loro avevano bisogno di acquisire questo nuovo parere dell’avvocatura, anche perché il tutto ancora era nella fase istruttoria e poteva benissimo bloccarsi a favore del Savasta Vincenzo e del suo gruppo.
Savasta risponde che l'Università non voleva pagare e la Ciriaco ribatte che Graziella La Malfa
 le suggeriva di far fare a Formisano una richiesta in Prefettura per dire che l’Università non voleva pagare, ma che dovevano avere in tempo utile il nuovo parere dell’avvocatura. Savasta rispondeva di avere capito perfettamente.
Alla fine Savasta dice alla Ciriaco che la situazione era la presente, ma che comunque Lei avrebbe avuto modo di approfondire e che era la stessa cosa parlare con lui, quindi convergevano che al Formisano, la Ciriaco avrebbe notificato per posta l’avviso di avvio di procedura.
Nel riprendere quanto sopra pubblicato in relazione alla predetta conversazione telefonica tra Vincenzo Savasta e il vice-prefetto Maria Gabriella Ciriago, il tenore della stessa appare molto più eloquente e grave di quanto in sintesi spiegato dalla Guardia di Finanza, e non vi era alcun dubbio, sul rapporto di assoluta sudditanza del vice-prefettola e di Graziella La Malfa, nei confronti dell’avvocato Antonino lo Giudice, di Vincenzo Savasta e di Salvatore Formisano.
La stessa conversazione dimostra chiaramente che le funzionarie di Prefettura, non si facevano alcun scrupolo di fornire alla controparte documentazione riservata (e non certamente solo le due denunce sporte di Daniela Corio), ma si spingevano ben oltre.
Infatti il vice-prefetto Ciriago, non appena avuto contezza dell’avvio di procedimento anzi detto, subito si era premurata a metterne a conoscenza gli stessi e a concordare come perdere del tempo utile per la notifica a Salvatore Formisano, anche se allo stesso ne avrebbe consegnato una copia informale. La Ciriago addirittura ne dava copia anche alla G.p.g. Carmelo Castorina (fidatissimo di Vincenzo Savasta), in modo da farla avere in visione al Savasta e poi bruciarla come su sua espressa raccomandazione. Ancora  più grave, Vincenzo Savasta sempre nel corso della stessa conversazione con il vice-prefetto Ciriago, dimostrava addirittura di conoscere anzitempo le determinazioni che il Prefetto avrebbe adottato.  Inoltre Savasta comunicava alla dottoressa Ciriaco, circa i contatti avuti con l’avvocato Grasso dell’Avvocatura Distrettuale dello Stato di Messina, che in maniera molto inopinata avrebbe dovuto ribaltare il precedente parere richiesto e già espresso al Prefetto.
Gli stessi Funzionari di Prefettura, erano perfettamente a conoscenza e costantemente informati da Vincenzo Savasta, dall’avvocato Antonino Lo Giudice e da Salvatore Formisano, delle riunioni che si tenevano presso l’Università di Messina con il predetto avvocato Grasso, al fine di concordare le modalità del nuovo parere da esprimere, tanto che la Ciriaco dava la propria disponibilità a Savasta, di parlare, sia con l’avvocato Grasso che con il Direttore Amministrativo dell’Università di Messina. A quale titolo tutto questo interesse da parte del vice-prefetto Ciriago? Come mai l’Avvocatura dello Stato doveva cambiare un parere già espresso? Per quale motivo lo concordava con una delle parti in causa invece di mantenere imparzialità dovuta? 
Il grande problema del gruppo Savasta era quello di riuscire a incassare denaro delle attività di vigilanza presso i siti dell’Università di Messina per milioni di Euro, in quanto nell’incertezza del titolo alla gestione societaria avevano bloccato i pagamenti, e così come il Prefetto anche l’Università aveva chiesto in merito un parere all’avvocatura Distrettuale dello stato di Messina.
La casta composta dall’avvocato Antonino Lo Giudice, Vincenzo Savasta, Salvatore Formisano, dai funzionari di Prefettura, dai funzionari dell’Università di Messina e da alcuni componenti dell’Avvocatura Distrettuale dello stato, lavoravano tutti insieme per cercare di ribaltare un parere già espresso e inviato al Prefetto sfuggito al loro controllo.
Fine parte quarta

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