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Messina – Intercettazioni, processi… e nulla di fatto

Nel corso del 2007 e 2008 la Guardia di Finanza svolgeva accertamenti sumandato del giudice Antonio Nastasi, con il coinvolgimento della società ivestigative “Il Detective”. Le indagini venivano svolte servendosi anche di intercettazioni ambientali a carico di persone già segnalate alla giustizia, in particolare su tale Vincenzo Savasta e Giuseppe marisca, commercialista. L'intercettazione è avvenuta il 19 dicembre 2007.
Quel giorno presso il Tribunale di Messina vi era stata una udienza civile dove il giudice delegato doveva sentire gli informatori indicati da Vincenzo Savasta Vincenzo nell’ambito del procedimento civile avente per oggetto il sequestro cautelativo nei confronti dello stesso Savasta, per un ammanco di cassa accertato di oltre due milioni di euro, imputabili al suo operato nella gestione della società “Il Detective”. Gli informatori indicati da Savasta, erano lo stesso professor Giuseppe Marisca, Maria Russo e Salvatore Privitera. Quel giorno, dopo che il giudice delegato aveva ascoltato il professor Marisca, aveva rinviato l’udienza alle ore 12,45 dello stesso giorno per ascoltare gli altri due informatori, Maria Russo Maria e Salvatore Privitera.
Salvatore Marisca, finita l’audizione davanti al giudice delegato, si incontrava con i Vincenzo Savasta per parlare della deposizione.
Nella circostanza i due parlano dell’ammanco di cassa di oltre 2 milioni di euro della società di vigilanza, ma sottolineano che e le cifre dichiarate al giudice che si prendevano le sorelle Corio e la signora Antonina Privitera, non bastavano a giustificare tale ammanco. I due parlavano anche di un registro dove erano indicati tutti i pagamenti in nero e precisamente: Marisca dice: “non c’è…non c’è…..non c’è…un registro? Non c’è un registro di…..”(frase incomprensibile lo interrompe il Savasta) – Savasta ribatte: “Ma io ce l’ho pure i cosi, io perché sto cercando ancora di tentare di savare il salvabile“. Per tale motivo , Salvatore Marisca, aggiungeva che era stato necessario dire che il pagamento dello straordinario delle guardie giurate avveniva in nero.
Inoltre il professor Marisca, nella circostanza, suggeriva al Savasta di dire a Maria Russo Maria e a Salvatore Privitera che nel corso dell’audizione innanzi al Giudice delegato dovevano dichiarare che la contabilità l'aveva sempre seguita Domenico Barba e che il problema delle paghe era seguito da Maria Russo e da Privitera.
Marisca aggiungeva di avere detto innanzi al giudice che si trattava di prelevamenti con assegni bancari fatti dalla signora Antonia Privitera e che quest’ultima gli aveva detto di contabilizzarli in cassa.
Detto ciò il professor Marisca chiedeva a Savasta esplicitamente : “Tu quindi questi soldi come ti puti….materialmente come te li sei presi? Tu lo sai…
La Guardia di Finanza giungeva alle conclusioni che dal tenore delle registrazioni ambientali tra Savasta e Marisca, appariva chiaro come sia lo stesso Savasta, che i suoi informatori cercavano di far ricadere le colpe sull’ammanco di cassa di 2 milioni di euro, sulla signora Privitera deceduta nel mese di maggio del 2007, concordando le testimonianze da rendere, innanzi al giudice delegato. Le indagini di Polizia Giudiziaria, dopo accertamenti bancari (Fascicolo n.5700/1/07) dei quali si riservava di riferire con ulteriore informativa, aveva dato un esito ben diverso sulla motivazione dell’ammanco di cassa e sulla metodologia adottata dai responsabili che aveva dato origine ad una valore di cassa così elevato.
L'informativa veniva integrata con la trascrizione integrale della conversazione fra Savasta e Marisca, registrata alle ore delle ore 10.52 del 19 dicembre 2007.
Per i fatti di cui sopra, accertati dalla Guardia di Finanza, nell’ambito del procedimento penale n. 3950/2007, sono stati rinviati a giudizio Giuseppe Marisca per violazione dell'Art.372 del Copdice Penale in quanto, sentito in qualità di informatore nel procedimento cautelare, davanti al Tribunale di Messina, all’udienza del 19 dicembre 2007, affermava il falso dichiarando che, con riferimento al bilancio del 31/12/2006, non aveva avuto alcun tipo di rapporto con Vincenzo Savasta ma solo con l’amministratrice Antonia Privitera e che la destinazione effettiva delle somme in conto cassa era stata dallo stesso sempre contabilizzata sulla base della documentazione e delle indicazioni fornitegli dalla Privitera. Antonino Lo Giudice rera a sua volta rinviato a giudizio perché (ex Art. 372 C.P.)sentito in qualità di informatore nello stesso procedimento, taceva sulla verità già per altro dimostrata non riferendo a proposito del periodo in cui Savasta era stato il rappresentante legale della società, ed erano stati effettuati prelevamenti di denaro dai conti correnti della società. Inoltre affermava il falso dichiarando che la società era stata sempre gestita da Antonia Privitera, anche durante il periodo in cui era amministratore Savasta, il quale aveva sempre dovuto rendere conto alla suddetta dell’attività svolta come dirigente amministrativo. Rinviato a giudizio anche Salvatore Privitera perché, sentito in qualità di informatore nel procedimento cautelare, affermava a sua vlta il falso dichiarando che Savasta non aveva mai svolto le funzioni di amministratore di fatto della società e che non aveva mai operato autonomamente sui conti della medesima ma solo su indicazioni di Antonia Privitera.
La Polizia Tributaria dimostrava inoltre che Vincenzo Savasta aveva tentato di “pilotare” a proprio vantaggio il procedimento giudiziario in questione, grazie ad accordi per false testimonianze, e si sarebbe anche appropriato della somma di 2 milioni di euro. A seguito delle trame di Vincenzo Savasta, il Tribunale Civile, in merito allo stesso procedimento emetteva sentenza definitiva in favore dello stesso Savasta e condannava la Daniela Corio e la società, al pagamento delle spese processuali.
Come è possibile ciò, quando ancora vi è in corso un procedimento penale, che vede per lo stesso procedimento civile, imputati l’avvocato Antonino Lo Giudice, il Commercialista Marisca e Salvatoree Privitera?
Dalla lettura della sentenza definitiva, si nota che la decisione del Giudice si basa proprio sulle false dichiarazioni rese dagli imputati.
Tra l’altro, non si spiega il motivo per il quale a Vincenzo Savasta non sia stato contestato il medesimo reato, in concorso con gli informatori, dal momento in cui le false testimonianze sono state fatte per favorire lo stesso Savasta, che otteneva il respingimento dell'istanza di sequestro cautelativo per l'ammanco di 2 milioni di euro.
A margine di tali fatti, che si sono svolti nelle ultime settimane, per una strana serie di coincidenze il Consiglio dei Ministri ha sciolto per contiguità mafiosa il Comune di Reggio Calabria, trasferendo inoltre il Prefetto di Messina, Francesco Alecci, da Messina a L'Aquila. Alecci sarà sostituito dal Prefetto di Campobasso, Stefano Trotta…

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