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UE: nelle carceri troppi detenuti in custodia cautelare

Nel rapporto annuale, pubblicato il 20 aprile 2017, il Comitato per la prevenzione della tortura del Consiglio di Europa ha ricordato che la custodia cautelare dev’essere applicata solo come ultima risorsa. Il Comitato per la prevenzione della tortura si occupa del monitoraggio delle carceri europee per valutare le condizioni di vita e il trattamento dei detenuti. Nello scorso anno era stato notato che la custodia cautelare era soggetta a pessime condizioni. Mykola Gnatovskyy, Presidente del Comitato per la prevenzione della tortura, ha sottolineato gli effetti della custodia cautelare: «La custodia cautelare può avere gravi effetti psicologici e conseguenze gravi, come la rottura dei legami familiari o la perdita di un lavoro o un alloggio»

Anche il problema della sovrappopolazione carceraria è causata prevalentemente dall’elevata percentuale di prigionieri in attesa di giudizio e, anche questa circostanza ha portato il Comitato per la prevenzione della tortura a sollecitare gli Stati affinché possano utilizzare e rendere effettive le misure alternative, come la cauzione, gli arresti domiciliari o la sorveglianza elettronica.

Secondo i dati diffusi da Antigone, solo nel 2016 nel nostro Paese il 34,9% della popolazione carceraria era detenuto in custodia cautelare, contro una media del 25% degli altri 47 Stati membri del Consiglio. «La custodia cautelare dovrebbe essere imposta per la durata più breve possibile. Dovrebbe essere il risultato di una valutazione individuale circa i seguenti rischi: i rischi di un nuovo reato, pericolo di fuga, danno agli elementi di prova o influenza su testimoni o ostruzione al regolare svolgimento della giustizia», ha continuato il Presidente del Comitato per la prevenzione della tortura.

Fatti gravissimi, messi in luce e condannati anche dalla comunità internazionale, che ha più volte chiesto la riduzione dei casi di custodia cautelare che, invece, sono aumentati.

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