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Risarcimento Englaro: 133mila euro per non aver rispettato la volontà di Eluana

Il Consiglio di Stato ha respinto il ricorso presentato dalla Regione Lombardia e ha confermato il diritto di Beppino Englaro al risarcimento del danno. La Regione Lombardia non si fece carico del ricovero di Eluana Englaro, in stato vegetativo da 17 anni, e non ha assicurato alla donna la sospensione dell’alimentazione e dell’idratazione in una struttura sanitaria adeguata, come richiesto, invece, dal padre.

Nella sentenza, i giudici hanno messo in primo piano la vera vittima dell’intera vicenda, Eluana Englaro, cha ha subito la “violazione del proprio diritto all’autodeterminazione in materia di cure”, il “non voluto prolungamento della sua condizione”, e non ha  visto rispettata “la sua determinazione di rifiutare una condizione di vita ritenuta non dignitosa, in base alla libera valutazione da essa compiuta”. Difatti, dopo la sentenza della Corte di Cassazione, che consentiva la fine della nutrizione forzata della paziente, l’allora presidente della Regione, Roberto Formigoni, non ottemperò alla decisione dei giudici e impedì il ricovero di Eluana Englaro, dichiarando che non sarebbe morta in alcuna struttura sanitaria lombarda.

Questo spinse la famiglia a trasferire Eluana presso la casa di riposo “La Quiete” di Udine, dove morì il 9 febbraio 2009. L’autopsia condotta sul corpo rivelò una riduzione della massa cerebrale tale da impedirle di avvertire gli stimoli di fame e sete.

Questa sentenza aprirà nuovamente il dibattito politico (e non solo) in merito al testamento biologico, ancora non disciplinato dalle leggi dello Stato.

 

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