ITALIA

dall'

Solo notizie convalidate
[wpdts-weekday-name] [wpdts-date]

EDIZIONI REGIONALI

Solo notizie convalidate

EDIZIONI REGIONALI

Renzi si sfoga su Facebook “Mio padre coinvolto in scandalo Consip solo per il cognome”

Matteo Renzi ha affidato ad un post su Facebook tutta la sua indignazione e la sorpresa nell’aver visto pubblicate, su Il Fatto Quotidiano, le intercettazioni con suo padre, e già pubblicate in un libro firmato dal giornalista Marco Lillo.

Renzi ha ricordato di aver chiamato egli stesso il padre, chiedendogli di dire tutta la verità in merito allo scandalo Consip. «Mio padre non ha mai visto un tribunale fintantoché suo figlio è diventato premier. (…) Ha conosciuto la giustizia solo dopo che io sono arrivato a Palazzo Chigi. Non è abituato a questa pressione che deriva dal suo cognome più che dai suoi comportamenti. Gli ricordo che se sa qualcosa è bene che la dica, all’avvocato e al magistrato. La verità prima o poi emerge: è giusto dirla subito», ha scritto Matteo Renzi su Facebook.
«Politicamente parlando – ha aggiunto Renzi –  le intercettazioni pubblicate mi fanno un regalo. La pubblicazione è come sempre illegittima ed è l’ennesima dimostrazione di rapporti particolari tra alcune procure e alcune redazioni. Ma non ho alcun titolo per lamentarmi: non sono il primo a passare da questa gogna mediatica. Anzi: ad altri è andata peggio. Qualcuno si è tolto la vita per le intercettazioni, qualcuno ci ha rimesso il lavoro».

L’ex Presidente del Consiglio si è però detto umanamente ferito perché il tono della conversazione intercettata era stato piuttosto duro: «in quella telefonata sono molto duro con mio padre. E rileggendole mi dispiace, da figlio, da uomo. Da uomo delle istituzioni, però, non potevo fare diversamente».

Renzi ripercorre il suo stato d’animo durante la telefonata con il padre: «Per me è una telefonata umanamente difficile. Repubblica ha pubblicato una clamorosa intervista a un testimone che riferisce di una cena riservata in una bettola segreta tra mio padre e l’imprenditore Romeo, lo stesso che secondo una ricostruzione dei magistrati di Napoli gli avrebbe dato 30 mila euro in nero al mese. Conosco mio padre e conosco la sua onestà: alla storia dello stipendio in nero da 30 mila euro non crede nemmeno un bambino di tre anni. Ma dubito di lui, esperienza che vi auguro di non provare mai verso vostro padre, e sulla cena mi arrabbio. “Ma come? Vai a fare le cene riservate in una bettola segreta a Roma? Con imprenditori che hanno rapporti con la pubblica amministrazione?” Mi sembra allucinante. E tuttavia, ingenuo come sono, credo a Repubblica perché mi sembra impossibile che pubblichino un pezzo senza alcuna verifica: se lo scrivono, sarà vero. Dunque incalzo mio padre. Lo tratto male, dicendogli: “Non dirmi balle, la cena c’è stata per forza altrimenti non lo scriverebbero”. “Quante volte hai visto Romeo?”. Lo interrogo, lo tratto male. Ma sono un figlio. E se tuo padre bluffa lo senti. Mio padre mi ribadisce: “Non c’è stata nessuna cena, devi credermi. Matteo, è una notizia falsa, devi credermi”. Con l’aggiunta di qualche espressione colorita toscana. Alla fine della telefonata, durissima, salgo in auto verso Castellaneta e poi Matera e sussurro a un caro amico che mi accompagna: “Mio padre non c’entra niente, mio padre non ha fatto niente. Questa storia puzza”».

Nelle settimane successive a quella telefonata, la Procura di Roma iniziò a indagare per falso su un capitano dei carabinieri che stava a sua volta indagando sul padre di Renzi: «Io mi limito a osservare, registrare tutto quello che sta accadendo che è impressionante e attendere che una sentenza certifichi la verità. Non ho fretta. Osservo anche i dettagli. Sono umanamente provato, ovvio, e si vede quando vado in TV dalla Gruber, ma ribadisco sempre la stessa cosa: vogliamo che sia fatta piena luce su questa vicenda», ha commentato l’ex Presidente del Consiglio.

«Umanamente mi dispiace per mio padre. È entrato in una storia più grande di lui e solo per il cognome che porta. Ieri, per la seconda volta, in tre mesi mio padre era all’ospedale di Careggi per un altro piccolo intervento al cuore. E alla fine mi viene da pensare che sia tutto per colpa mia, solo per il mio impegno in politica. Delle volte mi domando se tutto questo dolore abbia un senso. Se sia giusto far pagare a chi ti sta vicino il fatto che ci sia gente che farebbe di tutto per vedermi politicamente morto», ha confidato ancora Renzi su Facebook, promettendo che «chi ha sbagliato pagherà fino all’ultimo centesimo, comunque si chiami. Spero che valga anche per chi – tra i giornalisti – ha scambiato la ricerca della verità con una caccia all’uomo che lascia senza parole», annunciando che chiederà un risarcimento dei danni subiti a causa di questa vicenda.

Facebook