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Prostituzione – “Andrò a lavorare in Svizzera. L’Italia è troppo pericolosa”

Roma – 90 milioni di euro al mese, vale tanto il mercato del sesso in Italia. Una cifra che non sembra arrestarsi, ma anzi è in aumento. Si stima che nel nostro Paese ci siano tra le 75mila e le 120 mila prostitute.

La regolamentazione della prostituzione in Italia

Il Parlamento italiano nel 1958, con la legge n.75, più nota con il nome della sua creatrice, la senatrice socialista Lina Merlin, sancì la chiusura definitiva delle “case chiuse”. Lo scopo era quello di combattere lo sfruttamento della prostituzione. Ad oggi non esiste una regolamentazione della prostituzione, anche se il dibattito sul tema è molto acceso.

Situazione italiana

Offrire prestazioni sessuali dietro un compenso non è proibito. Sono vietati tutti quei comportamenti connessi alla prostituzione, come il favoreggiamento, l’induzione, il reclutamento, lo sfruttamento, la gestione di case chiuse e la prostituzione minorile. Il 65% delle prostitute svolge la professione per strada, dove il rischio di trovarsi in situazioni pericolosissime è alto.

Una realtà diversa sembra essere quella della Svizzera, dove il mestiere è legale. Si è registrato un boom di prostitute italiane. Infatti, si stima che le ragazze italiane emigrate oltre confine per prostituirsi siano circa il 20% tra le donne che esercitano nei saloni e nei club elvetici. Il primato appartiene alle ragazze che arrivano dalla Romania, che sono circa il 65%. Seguono italiane e spagnole.

L’esperienza di Lucrezia

Una delle ragazze, in procinto di partire per la Svizzera, è Lucrezia (nome di fantasia) che ha raccontato il motivo della sua decisione a Roberto Arduini e Andrea Di Ciancio.

Lucrezia ha 28 anni ed è nata a Catania, ma vive e per ora esercita a Roma. Ha deciso di trasferirsi in Svizzera perché prostituirsi in Italia è troppo pericoloso. “Parlo proprio di pericolo fisico. Non sai mai chi ti capita”.

Ha anche provato a lavorare da casa promuovendosi su internet, ma il rischio rimane. “A tutti quelli che ti chiamano per chiedere informazioni ovviamente devi dare il tuo indirizzo, sperando che poi vengano a casa. E ogni volta che apri la porta hai paura che possa accaderti qualcosa. In un anno ho subito tre rapine e mi sono ritrovata due volte con un coltello puntato alla gola. Dalla polizia non ci vado, perché mi vergogno“.

Anche trovare una coinquilina con cui dividere le spese è un problema perché potrebbe essere accusati di sfruttamento e favoreggiamento della prostituzione.

Da qui la decisione di andare in Svizzera. “In Italia si potrebbe guadagnare di più, ma lì tutti questi problemi non ci sono. Mi metterò in un club, pagherò l’affitto della stanza, ma almeno non rischierò nulla né dal punto di vista fisico né dal punto di vista legale”.

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