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Ma del debito pubblico chi ne parla?

Il debito pubblico sale, ammontando a circa il 137.5% del PIL, ma non sembra parlarne nessuno. Non è solo una classe politica che da anni si allontanano dagli interessi economici e finanziari, ma lo è inconsciamente anche l’elettore. In un recente studio condotto da money.it, è stato affermato che l’incremento del debito pubblico era impossibile da correlare con il rallentamento della crescita del PIL. Certamente, come espresso dalla legge della domanda aggregata, un’incremento nella spesa pubblica aumenta il PIL nel breve termine. Ma nel lungo termine, incrementare la spesa pubblica può veramente aver niente a che fare con la lenta crescita economica di un paese? La risposta si trova nelle condizioni del bilancio di stato e dalla lenta crescita economica.

In Italia, la crescita rimane bassa, circa il 0,9/1,0 % annuo, mentre la spesa pubblica continua a crescere, nella forma degli interventi statali che a scapito dei contribuenti, contribuisce alla pressione fiscale. Il Debt Clock rileva, in tempo reale, la pesantezza di un debito che gli italiani di domani erediteranno, ma che incredibilmente la classe politica sembra evitare del tutto. Per raggiungere livelli più alti di crescita economica, è necessario incentivare l’imprenditoria alleviando la pressione fiscale e rendendo un fisco più business-friendly, cambiando fondamentalmente il modo di far politica. Finora, le vere soluzioni le ha proposte solo alcuni partiti, come Direzione Italia, che si batte per rendere più trasparenti i nostri bilanci di stato e per rendere più attraente il nostro paese al livello di investimenti. Tagliare la spesa e tagliare le tasse è l’unico modo per rimettere in piedi la nostra classe lavorativa e specialmente imprenditoriale.

Il Debt Clock, con dati emessi dal Governo, calcola che l’Italia ha un debito pubblico che se convertito in banconote da $1, attualmente 2,2 trilioni di euro, arriverebbe a coprire 270.186 km in termini di distanza, ovvero il 70% della tratta per la luna. Ma chi ne parla del debito? È un problema inter-generazionale, che se non trattato ora, nel 2017, diventerà un peso sempre più gravante sui giovani di domani.

Fino a dove si spinge l’assurdità della spesa pubblica? Dagli aerei dei Vigili del Fuoco inviati in Spagna per spegnere i fuochi, o al mantenimento dello stato imprenditore, da anni fallito? Sia con gli impegni dell’Unione Europea, che senza, Roma deve iniziare a parlare dei suoi bilanci seriamente. Abbiamo un forte bisogno di dialogare sul debito, al livello di campagna elettorale per terminare l’abuso finanziario dello stato nei confronti del contribuente.

 

A cura di Fabio van Loon, studente di Economia e Finanza presso la LUISS Guido Carli

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