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Quando l’Europa fa male al welfare state

Non troppi anni fa, Jean-Claud Junker che a quei tempi era premier del Lussemburgo, aveva attaccato la coppia Francia-Germania: «Si comportano come se fossero i soli membri del gruppo». Certamente non era l’unico a mal tollerare il duo Merkel-Sarkozy e da allora poco è cambiato. Infatti, nonostante dal 2012 ad oggi, si siano susseguiti incessantemente bilaterali, trilaterali, G7, G8, G20, Francia e Germania continuano a contare molto.

“Va riconosciuto alla cancelliera tedesca il merito di aver mantenuto alto il consenso degli elettori tedeschi, ma a quale prezzo? Con rigidità e testardaggine ha chiesto rigore e imposto che fossero rispettati, all’interno dell’Eurozona, vincoli spesso insostenibili, soprattutto per i Paesi come l’Italia abituati a tenere alto l’importo della spesa pubblica. Più volte si è atteso, da parte della Merkel, un gesto che fosse guidato da uno spirito di “europeismo”, dall’intenzione di salvare il progetto di un’Europa unita più che da quella di proteggere l’euro. Se è vero che la crescita economica costituisce il pilastro dello Stato sociale, è altrettanto vero che suscita non poche perplessità l’atteggiamento delle istituzioni europee sempre più ingerenti nella politica nazionale e intenzionate a controllare direttamente le politiche economiche degli Stati membri. Basti pensare, ad esempio, al meccanismo di controllo che precede l’approvazione dei bilanci pubblici dei Paesi dell’Eurozona”, ha commentato Maria Francesca Ciriello, Dottoressa in Diritto e amministrazione pubblica.

“Ciò che rileva e che riveste un’importanza non secondaria, è che gli atteggiamenti che sulla carta sono presentati come meccanismi di controllo in grado di assicurare il rispetto dei vincoli economici, nella realtà concreta finisce per incidere sulla spesa pubblica e influenzare inevitabilmente la realizzazione del programma del welfare state. Occorre domandarsi, allora, se sia vero il messaggio che trapela dalla non troppo celata ostilità dell’Europa nei confronti del nostro Paese, ovvero che Stati come l’Italia e la Grecia costituiscano un problema per l’Europa e per l’euro, oppure se sia vero il contrario.

Sono ormai trascorsi molti anni dall’ingresso dell’Italia nell’Unione Monetaria e il quadro che ne emerge è davvero preoccupante. I Governi dei Paesi europei cercano affannosamente di rispettare i vincoli imposti dall’Europa, pagando in termini di consensi elettorali, ma soprattutto di benessere dei cittadini”, ha concluso la Dott.ssa Ciriello.

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