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Istamina nel tonno: 40 intossicati in Spagna

Con l’aumento del numero di italiani che consuma pasti fuori da casa e l’esigenza di limitare l’assunzione di carne rossa, unita al poco tempo a disposizione per la preparazione dei pasti, il consumo di tonno in scatola nel nostro Paese ha raggiunto una certa stabilità: il 92% delle famiglie italiane lo acquista 9 volte in un anno, con una spesa media pari a 41,1 euro. Aumenta il consumo di tonno confezionato nel classico vasetto di vetro e conservato in olio d’oliva, sintomo di una maggiore attenzione alla qualità del prodotto. Cresce anche il consumo della stessa tipologia di prodotto alimentare, ma al naturale.

Un’indagine Doxa, condotta nel 2015, ha riscontrato che il 94% degli italiani consumano abitualmente il tonno, il 50% lo mangia almeno una volta a settimana e il 25% lo assume tra le tre e le cinque volte.

Nel 2015 i consumi di tonno nel nostro Paese hanno toccato quota 147.00 tonnellate (+2% rispetto al 2014), pari a circa 2,4 chilogrammi pro capite. La rilevazione è arrivata dall’Associazione nazionale conservieri ittici, sulla base di dati forniti da Istat e Iri. L’Italia è quindi tra i primi consumatori al mondo, battuti in Europa solo dalla Spagna.

E riguarda proprio la Spagna una brutta notizia di questi giorni: le autorità sanitarie spagnole hanno deciso il ritiro dal commercio del tonno prodotto dalla società Garciden che avrebbe dichiarato di aver inviato lotti anche in Italia, Germania e Portogallo. Il ritiro sarebbe stato disposto a seguito di ben 40 casi di intossicazione alimentare, che hanno allarmato il Ministero della Sanità. L’Autorità della sicurezza alimentare spagnola ha invitato le persone che hanno comprato tonno fresco fra il 25 aprile e il 5 maggio a non consumare, in nessuna forma, il tonno Garciden, che conterrebbe dosi più alte di istamina, sostanza che non subisce gli effetti delle variazioni termiche. L’istamina è una sostanza che solitamente si forma negli organismi in decomposizione, che nel pesce è generalmente causata dal mancato rispetto delle norme igienico-sanitarie, e che può rivelarsi pericolosa per la salute.

Nessuna delle 40 persone risultate intossicate ha necessitato del ricovero: tutti hanno presentato i normali sintomi da intossicazione causata dall’assunzione di alimenti contaminati da istamina, come irritazioni alla gola e alla pelle, sudore, nausea, vomito, cefalee, vertigini, diarrea. Tutti sintomi non gravi, che in un individuo sano possono essere facilmente curati. Tuttavia, nei soggetti allergici potrebbero verificarsi conseguenze ben più gravi come uno shock anafilattico, che potrebbe anche causare la morte del soggetto.

È quindi molto importante fare attenzione agli alimenti che quotidianamente si assumono, considerando che anche molti altri alimenti possono essere contaminati da questa sostanza: è il caso ad esempio dello sgombro, dell’aringa, dell’acciuga, ma anche altri alimenti come vino, pomodori, lievito e formaggi.

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