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Croazia: condannata la psichiatra che aveva imposto cure ad una ragazza omosessuale

Un’altra importante vittoria per la comunità GLBT e un ulteriore passo in avanti per i diritti fondamentali dell’uomo: l’ex direttrice del centro di cura per malati mentali di Rijeka, nella provincia di Fiume e terza città della Croazia, la psichiatra Mirjana Vulin è stata condannata a 10 mesi di carcere, in prima istanza, per aver disposto il ricovero e sottoponendo a cure Ana Dragicevic, una ragazza omosessuale (oggi 30enne) e aver svolto la professione in modo irresponsabile.

La vittima, forse non l’unica, della psichiatra era stata ricoverata presso l’ospedale psichiatrico di Rijeka per cinque anni, dal 2003 al 2008, su richiesta dei suoi genitori che non volevano accettare l’omosessualità della propria figlia, all’epoca minorenne.

Una violenza che la ragazza ha dovuto subire anche dopo il compimento dei diciotto anni: la responsabilità di sottoporre la ragazza alle cure, contro la sua volontà, era della direttrice dell’istituto. La sentenza ha accertato che la psichiatra ha a cure forzate una persona maggiorenne, adottando oltretutto metodi inadeguati, somministrando psicofarmaci forti senza una diagnosi valida.

I media avevano parlato già 10 anni fa del caso di Ana Dragicevic, divenuta simbolo della lotta contro l’omofobia in Croazia, ma anche contro i medici che, seppure in minoranza, continuano a ritenere l’omosessualità una malattia da curare.

La ragazza ha promesso di continuare la sua battaglia, non limitandosi a questa già importante vittoria: intraprenderà una causa civile per ottenere un risarcimento per gli anni trascorsi in un ospedale psichiatrico per colpa di chi continua a ritenere una malattia quello che anche la stessa Organizzazione Mondiale della Sanità ha ormai da anni riconosciuto come un orientamento sessuale.

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