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Caso Yara, Denti: “Perché il pedofilo di Rimini aveva una foto della ragazzina? La Procura faccia chiarezza”

Ezio Denti, consulente di Bossetti, accende i riflettori sulla questione.

“Perché quest’uomo aveva le foto di Yara?” Questa è la domanda chiave posta da Ezio Denti, ingegnere e consulente del pool difensivo di Massimo Giuseppe Bossetti. Domanda che accende i riflettori su questa vicenda di cui Denti ha avuto occasione di parlare, lo scorso 28 settembre, con Matteo Torrioli, durante un’intervista a Radio Cusano Campus, nel programma “Legge e Giustizia”. Il consulente sta analizzando la storia del pedofilo riminese, di 53 anni, trovato in possesso di materiale pedopornografico e di un dossier su Yara Gambirasio, scomparsa nel 2011 a Brembate. Ha auspicato un’indagine sul fatto da parte delle Procura ma ha espresso anche i suoi dubbi sull’effettiva volontà degli inquirenti di andare a fondo alla storia.

 

Il  pedofilo di Rimini

Pochi giorni fa le forze dell’ordine hanno arrestato, a Rimini, un uomo di 53 anni, con l’accusa di pedofilia. In casa sua è stato ritrovato sul pc materiale pedopornografico con bambini maltrattati, ma soprattutto, cosa che ha stupito gli agenti, un dossier di 40 pagine interamente dedicato a Yara Gambirasio e file audio con filastrocche oscene sulla ragazzina di Brembate. L’uomo è stato arrestato e trasferito al carcere Cassetti di Rimini. Gli inquirenti stanno lavorando per capire se dietro i file e le registrazioni online ci sia un vero e proprio traffico di materiale pedopornografico tra l’uomo e altre persone. Si sospetta che l’uomo faccia parte di una rete di pedofili che scambia materiale fotografico e video. Ovviamente il ritrovamento del dossier ha portato il pool difensivo di Bossetti, in carcere per l’omicidio, a richiamare l’attenzione sul fatto eclatante e inatteso.

Le considerazioni di Ezio Denti al riguardo

A Radio Cusano Campus Denti ha parlato di questo dossier ritrovato. “Siamo in una fase in cui le indagini si stanno svolgendo nel massimo segreto ma questo dossier aumenta la voglia in noi di raggiungere dei risultati. La curiosità non nasce solamente da questo – ha dichiarato il consulente – ma anche dal fatto che già in passato, anni fa, era capitato che la procura stesse indagando su un uomo dedito alla pornografia e nel materiale fu già trovata una foto di Yara. Si tratta di un soggetto del posto che, non si sa come, entrò in possesso di quella foto. Questo, però, passò in secondo piano. Oggi il fatto preoccupa e non poco: non si capisce perché Yara, una ragazza di tredici anni illibata, debba essere in un fascicolo riguardante un uomo e per ben quarantatré pagine. Si parla di foto, di ritagli di giornale e di filastrocche oscene scritte seguendo questo particolare ‘manuale’ sulla ‘pedo-messa’.”

Gli interrogativi posti dal consulente difensivo

Il tecnico ha posto tutta una serie di interrogativi, tra cui il perché proprio Yara sia stata coinvolta. Avvalora l’ipotesi della presenza di una rete pedopornografica su tutto il territorio nazionale. Inoltre il pool difensivo di Bossetti mira a conoscere chi siano i soggetti coinvolti con l’uomo arrestato, anche se l’acquisizione del materiale appare operazione molto difficile. Denti ha detto che ci sta provando direttamente da Rimini.

La posizione di Bossetti

Il consulente ha dichiarato a Radio Cusano Campus che nel pc di Bossetti non è mai stato ritrovato un accesso a un sito pedopornografico. Ciò è emerso dopo le ricerche accurate fatte sul computer dell’operaio di Mapello.

La situazione attuale

Denti ha ribadito che, nonostante le indagini siano terminate, dal suo punto di vista non avranno mai fine, anche dopo la Cassazione. “Ho dei dubbi che alla procura possa ancora interessare questo caso. Spero che la procura di Rimini – ha auspicato – inoltri alla procura di competenza questo materiale, è giusto che venga fatto. Vorremmo ottenere qualcosa fuori da quelli che sono i crismi legali. Finché si parla di ritagli di giornale è un conto, ma qui si parla di foto e questo è molto strano. Troppo strano.”

La manifestazione pro Bossetti a Bergamo

Il prossimo 7 ottobre a Bergamo ci sarà una manifestazione a sostegno dell’innocenza di Massimo Bossetti. “Cento passi per Bossetti” si terrà in Piazzale Marconi, vicino alla stazione. Avrà inizio alle 14 e finirà alle 17. Si terrà anche un comizio a cui dovrebbe partecipare anche Salvagni, il legale dell’uomo. Il difensore di Bossetti è intervenuto ieri nel programma “Legge e Giustizia” di Radio Cusano Campus. Ha esordito dicendo che farà di tutto per partecipare.

Le dichiarazioni sul suo assistito

“La situazione che sta vivendo l’uomo Bossetti è drammatica. Non tanto per il carcere, per l’essere privato di tutto, ma soprattutto per l’impossibilità di difendersi. Nessuna perizia gli è mai stata concessa, riguardo al caso del DNA. E’ una vicenda che non riguarda più il singolo caso, ma tutti noi”. Così ha esordito il legale. Ha inoltre dichiarato che Bossetti non si perde d’animo e che ha intenzione di difendersi fino alla fine.

La forza di Bossetti nel proclamarsi innocente

L’avvocato ha riferito che il suo assistito continua a ribadire la sua innocenza e che, nonostante la volontà di uscirne pulito, è comunque molto provato da quello che sta vivendo. Salvagni ha dichiarato che ha potuto sperimentare la prostrazione dell’uomo e che, in un certo periodo, ha anche temuto per la sua salute e incolumità. Però poi ha specificato che a dare forza all’operaio di Mapello è la famiglia e i suoi figli che lo sostengono orgogliosamente. Riguardo ai prossimi passi: “Sono curioso di leggere le motivazioni e sarà un duro lavoro scrivere il ricorso in Cassazione” – così ha riferito Salvagni. Interrogato circa l’ipotesi degli arresti domiciliari, ha dichiarato che sono state fatte due richieste, “agendo nei diversi gradi di giudizio”. “Non posso fare paragoni, ogni caso ha una storia a sé ed ha giudici diversi. Per il mio assistito sarebbe bastato anche il solo braccialetto elettronico. Lui è in carcere in regime di custodia cautelare per evitare il pericolo di reiterazione”. Così ha concluso il suo discorso, rispondendo all’ipotetico paragone propostogli tra il caso di Bossetti e quello di Mazzega di Udine.

 

 

 

 

 

 

 

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