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Bologna, cartello choc: “Non si affitta agli stranieri”. Inquilini si ribellano

Succede a Bologna nel 2017.

No, non siamo negli anni 30, quando era possibile leggere avvisi, poi tristemente rimasti famosi, del tipo: “Questo negozio è ariano. Gli Ebrei non possono entrare.” Siamo a Bologna, in via del Borgo di San Pietro, nel XXI secolo, anno 2017. All’ingresso di un palazzo  qualcuno ha affisso un cartello. “Si ricorda che eventuali subentri, in caso di contratto, di nuove persone fisiche devono essere approvati dalla proprietà. Non si prendono in considerazione stranieri anche se in possesso del permesso di soggiorno”. Il caso è scoppiato grazie alla risonanza data dalla pagina fb “Noi restiamo Bologna” che ha portato all’attenzione dei media il gesto razzista. La pagina fb ha postato l’avviso accanto ad un cartello antisemita degli anni del Ventennio. Le differenze, tra un tempo lontano e il tempo presente, sembrano perdersi.

La reazione dei residenti del palazzo

Immediata è stata la reazione dei residenti che hanno prontamente iniziato a raccogliere firme per protestare contro il vergognoso avviso razzista. Le firme verranno spedite insieme con una lettera di accompagnamento all’amministrazione del condominio. “Come inquilini di questo condominio non possiamo che condannare queste parole e pretendiamo che amministrazione e proprietà ne prendano le distanze.” Recita un passaggio della lettera. “Non possiamo accettare che l’ideologia competitiva, del tutto contro tutti, della guerra tra poveri che cerca di esserci inculcata in ogni contesto istituzionale, si rifletta anche così vicino da noi, o meglio in quella che riconosciamo come casa nostra.  Vogliamo – prosegue la lettera – essere liberi di poter condividere i nostri appartamenti con chi vogliamo, a prescindere dal colore della sua pelle”.

Le spiegazioni dell’amministrazione

Il palazzo appartiene alla famiglia Bonori Innocenti che però, pare, non ne abbia la gestione diretta. Ad occuparsene è il ragionier Parisini. “Si è trattato di un eccesso di zelo – ha spiegato al Corriere Bologna – da parte della segretaria amministrativa. La segretaria si è trovata a volte con persone straniere col permesso di soggiorno scaduto — ha proseguito il ragionire — e così si ha in casa qualcuno che lo Stato italiano non accetta”. Nella lettera dei residenti però si ribadisce che la proprietà “non poteva non esserne a conoscenza”.

 

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