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Pet coke e inquinamento: dopo il sequestro il Partito Comunista accusa privati e Autorità portuale

“Apprendiamo dai mezzi stampa del sequestro per presunti gravi illeciti di un’area di stoccaggio del Pet-Coke di 20 mila metri quadrati, utilizzata dalla società che opera e movimenta lo stesso materiale, estremamente dannoso per l’ambiente e la salute umana, nel porto di Gaeta. Gli scarti del Pet-Coke, non trattati come previsto dalle normative vigenti, sarebbero stati sversati nelle acque del fiume Garigliano, per poi finire in mare. L’accaduto suscita ovviamente forti quanto fondati timori anche in relazione alle misure di sicurezza all’interno del porto cittadino oltre che all’efficacia ed alla frequenza dei controlli effettuati, soprattutto riguardo ai rischi corsi dai lavoratori e dagli abitanti dei quartieri della Piaia e di Calegna, adiacenti al porto e per questo più esposti alle dannosissime polveri sottili. Un fatto di cronaca tanto grave merita non solo la ferma condanna quanto l’analisi attenta delle cause che producono tali accadimenti”. Lo scrive in una nota la sezione del Partito Comunista di Gaeta, intitolata a Mariano Mandolesi.

“Il primo attore di questa vicenda è sicuramente, ancora una volta, il profitto economico, unico e solo obiettivo di operatori privati troppo spesso legati ad interessi opachi o malavitosi ed in grado di ottenere con vari strumenti più o meno leciti la connivenza di gran parte della politica. E’ quanto vediamo di continuo in diversi ambiti quali la gestione dell’acqua, dei rifiuti e di altri importanti servizi. Senza pubblicizzare la gestione di alcuni settori strategici fatti di cronaca come questo si ripeteranno con regolarità a danno della salute, dell’ambiente e dei diritti del lavoro. Non è un caso se già diversi anni fa i comunisti chiedevano, purtroppo inascoltati, l’istituzione di una Commissione Consiliare Antimafia che agisse in sinergia con le forze dell’ordine e mostrasse particolare attenzione proprio a quanto avviene all’interno del porto di Gaeta. Il secondo attore di tale vicenda è senz’altro l’Autorità Portuale di Civitavecchia, Fiumicino e Gaeta i cui uffici nella nostra città sono stati interessati proprio in questi giorni dalla visita della Guardia di Finanza per presunte gravi irregolarità. Parliamo di un ente elefantiaco che gestisce tre porti i più lontani dei quali sono situati a ben 200 chilometri di distanza. Un network la cui appartenenza non poteva non vederci gravemente penalizzati alla luce delle maggiori dimensioni e del maggior peso di Civitavecchia e Fiumicino. Non è un caso che, come ben noto, la mole dei traffici passanti per il porto di Gaeta si è ridotta enormemente negli ultimi anni, come sono rimaste chimere le promesse di favorire alcuni settori quali l’agroalimentare rispetto ad altri più nocivi tra cui quello in questione. Non è un caso se rimangono irrisolti ed inascoltati problemi gravi quanto urgenti come l’attracco di petroliere in un’area individuata quale sensibile. Tutto ciò avrebbe meritato la ferma opposizione e condanna del mondo politico locale se non fosse per un patto scellerato che ha coinvolto tanto il Centrodestra quanto il Centrosinistra ai danni della nostra città. Un patto che ha visto volti noti della politica piazzati in posizioni dirigenziali di tutto rispetto ed elargizioni dell’Autorità portuale in favore di interventi urbanistici o di eventi quali quelli promossi dalla Giunta Mitrano, preziosissimi sostegni elettorali in un’epoca di tagli e di magra per le amministrazioni locali. In cambio di ciò pertanto la politica mette la cenere sotto al tappeto. Noi Comunisti invece, al contrario, non abbiamo timori nel denunciare quanto accade e nel dire a gran voce che non ci può essere uno sviluppo portuale sostenibile e rispettoso della salute, dell’ambiente e del lavoro senza il coraggio di rimettere in discussione lo strapotere delle imprese private che agiscono nel settore e la presenza stessa di Gaeta all’interno di questa Autorità portuale”.

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