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Aggressione militari stazione di Milano: si cercano legami con ambienti ISIS

«Me lo ricordo, dormiva in un furgone parcheggiato davanti ai giardini. Era lì da un po’, nei giorni scorsi avevamo chiamato la polizia perché stava facendo la pipì all’aperto e perché si masturbava nell’abitacolo», ha raccontato una residente della via in cui Ismail Tommaso Hosni, l’aggressore di Milano, era solito dimorare. «La polizia è arrivata e lo ha identificato nei giorni scorsi, ma ci hanno detto che non stava facendo niente di male e non potevano far nulla. Va detto che in quel momento non stava compiendo atti osceni». «Era sicuramente lui, l’ultima volta che l’ho visto era ieri all’ora di pranzo. Però aveva tutta la barba, anche i baffi che invece non ha nella foto segnaletica. Il furgone in cui dormiva è di proprietà di un cinese che abita nel mio palazzo, non ne sapeva nulla, qui ha la residenza ma l’ho visto poche volte. So che vive in zona Sarpi», ha commentato un altro residente della zona. Dalle testimonianze rese pare che fosse già noto alle forze dell’ordine, ma sia riuscito a cavarsela sempre, Ismail Tommaso Hosni, l’italiano di origini nordafricane che ha ferito con un coltello da cucina un agente della Polizia Ferroviaria e due militari nella Stazione Centrale di Milano, ed è ora indagato dalla Procura per terrorismo internazionale.

Per l’aggressione ai militari resta accusato di tentato omicidio, Reato per il quale quale il pubblico ministero ha chiesto la convalida dell’arresto e la misura cautelare in carcere.

Nel frattempo un pool antiterrorismo ha aperto un fascicolo parallelo a carico di Hosni per il reato di associazione con finalità di terrorismo anche internazionale. Si tratta di un atto che consente di condurre verifiche sul profilo Facebook attribuibile al 20enne e su cui sono stati postati video e scritte in arabo inneggianti all’Isis. Per questo motivo si stanno compiendo i dovuti controlli anche su possibili legami con estremisti islamici.

Subito dopo essere arrestato, Hosni ha dichiarato: «Sono solo e abbandonato», ma non ha ancora chiarito quali sono state le ragioni dell’aggressione ai militari che lo avevano fermato per una controllo. L’inchiesta sta facendo luce sull’ultimo periodo vissuto dal giovane tra vari rifugi di fortuna, come un nomade. Ultimamente il ragazzo dormiva in un furgone, in cui però non sono state rinvenuti particolari elementi di prova.

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